Come sempre accade in questi casi la contrarietà delle popolazioni interessate non viene tenuta in considerazione. Il primo passo, la norvegese Tgs-Nopec Asa (quotata alla Borsa di Oslo, fornisce dati geoscientifici per la ricerca di petrolio e gas a società di tutto il mondo) lo ha fatto a giugno scorso e il 31 luglio l’istanza per esplorare i fondali tra il Mar di Sardegna e le Baleari con gli air-gun (i cannoni ad aria compressa) è stata regolarmente pubblicata sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi del ministero dello Sviluppo economico. Hanno protestato in tanti, il Comitato No Eleonora sempre in prima linea, non la Regione, per dire basta all’ennesimo attacco. Non è successo niente, e quando le acque si sono un po’ calmate, l’azienda è tornata alla carica (a norma di legge, naturalmente, meglio, in base a un decreto ad hoc che ad agosto 2013, nel silenzio generale, ha “istituito” la zona E e inserito anche l’Isola tra i territori messi a disposizione per la conquista). Ha acquistato uno spazio su un quotidiano e comunicato l’avvio della procedura di valutazione dell’impatto ambientale. Sono stati coinvolti il ministero dell’Ambiente (titolare del procedimento), il Servizio valutazione impatti (Savi) della Regione, il Parco nazionale dell’Asinara, il Parco naturale regionale di Porto Conte, l’Area marina protetta del Sinis Mal di Ventre e tutti i Comuni rivieraschi, Alghero, Bosa, Cuglieri, Magomadas, Narbolia, Porto Torres, San Vero Milis, Sassari, Stintino, Tresnuraghes, Villanova Monteleone, potenziali vittime. Insomma, si va avanti. E le associazioni tornano sulle barricate. Dopo il Gruppo di intervento giuridico, che ha già presentato una serie di atti formali per bloccare l’operazione (contando sul successo ottenuto a novembre scorso su un’analoga domanda della Schlumberger), ecco Angelo Cremone, a nome di “Sardegna pulita” e del Comitato No scorie (che ha in programma un incontro pubblico dopodomani nella sede Wwf di Sassari): «Purtroppo la Giunta regionale non sta facendo nulla, non ha neppure voluto impugnare lo “Sblocca Italia”. Questi interventi sono un vero e proprio assalto alle nostre coste, già pesantemente gravate da poligoni e servitù militari. E poi, a chi servirebbe? Non certo ai sardi, che non hanno mai avuto benefici». La deputata del Pd Caterina Pes ha presentato un’interrogazione al ministro Galletti, ricordando che «in Sardegna è forte l’opposizione a progetti off-shore, per i possibili danni che potrebbero creare all’ecosistema». Chiede «quali provvedimenti cautelativi intende mettere in atto per scongiurare che da queste operazioni di prospezione derivino danni per la salute di cittadini, flora e fauna» e se «possa essere applicato il principio di precauzione e adottate misure cautelative in quanto la zone in questione è situata a poche miglia dal Santuario dei Cetacei, considerato “area di protezione ecologica”.