CAGLIARI, 10 MARZO 2015 – Il Consiglio regionale ieri pomeriggio ha approvato la proposta di legge n. 190 sul commissariamento di tre delle Province storiche, Sassari, Nuoro e Oristano, in vista della Riforma degli Enti locali approvata dalla Giunta il 29 dicembre 2014 (“Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna”). Il mandato degli organi delle tre Province storiche terminerà, per scadenza naturale, a giugno 2015. Le altre cinque sono state già commissariate da tempo, in virtù della legge regionale n.15 del 28 giugno 2013: Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio e Cagliari.
“Con l’approvazione di questa legge – ha detto l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu – poniamo il primo importante tassello per dare avvio alla Riforma delle Autonomie locali della Sardegna.
Il commissariamento dei tre Enti di area vasta si è reso dunque necessario per scongiurare l’elezione diretta di sole tre Province, che per consolidata giurisprudenza costituzionale avrebbero dovuto avere una durata del mandato non inferiore ai cinque anni, ed evitare che vi siano organi provinciali eletti direttamente e altri retti da commissari straordinari”.
L’esponente della Giunta Pigliaru ha inoltre ricordato la situazione finanziaria delle Province alla luce della legge di stabilità del 2015 che “ha disposto un taglio consistente di 50 milioni di euro per le Province della Sardegna. Questo rende ancora più urgente l’entrata in vigore della Riforma, l’istituzione della Città metropolitana di Cagliari, il rafforzamento delle Unioni di Comuni, per continuare a garantire i servizi ai cittadini”.
In vista della Riforma degli Enti la Regione ha già istituito, ed è al lavoro da mesi, l’Osservatorio delle funzioni provinciali, “che al pari del modello statale – ha detto Cristiano Erriu – vuole assegnare ad altri Enti, in particolare i Comuni e Unioni di Comuni, quelle funzioni oggi svolte dalle Province che non rientrano tra quelle fondamentali. Questo processo di riallocazione rappresenta il secondo fondamentale pilastro della Riforma”.
Durante la seduta in Aula, con parere contrario della Giunta e con voto segreto, è stato bocciato l’emendamento che proponeva di aumentare a quattro il limite del mandato dei sindaci dei Comuni al di sotto dei tremila abitanti.