CAGLIARI 2 DICEMBRE 2016. La campagna a sostegno della riforma costituzione si conclude anche in Sardegna con un bilancio positivo per quanto riguarda la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini al dibattito e al confronto sulle ragioni del SI al referendum del 4 dicembre. Nonostante la fase di transizione che porterà il Partito Democratico Regionale al congresso nei prossimi mesi, il partito ha dimostrato grande vitalità con una prova organizzativa e politica di militanza viva, attenta alla sfida referendaria e capace di fare propria la riforma costituzionale.
Solo negli ultimi 30 giorni sono state 195 le iniziative pubbliche organizzate dalle organizzazioni provinciali e dai circoli del PD o dai Comitati Basta un SI in 98 Comuni della Sardegna. Oltre 17.000 le persone che hanno partecipato ai nostri incontri e migliaia sono stati i cittadini che abbiamo avvicinato attraverso i banchetti. Non trascurando i migliaia di contatti e visualizzazioni delle nostre informazioni amplificate nelle rete e nei social. La dimostrazione di un partito che pur tra limiti e difficoltà c’è nelle comunità, l’unica vera forza politica organizzata sul territorio che predilige ancore il contatto personale con l’elettore e che a fianco degli strumenti moderni della comunicazione individuati nella rete, si sforza di stare in mezzo alla gente. L’orgoglio di essere popolari e democratici.
Non si tratta semplicemente di numeri ma della misura in cui il partito tutto ha assunto l’impegno di raccontare la bontà della riforma e della straordinaria occasione che il 4 dicembre tutti i sardi avranno per scegliere istituzioni più moderne e che costano meno, procedure più rapide e diritti più forti. Oltre alle iniziative pubbliche per il SI ci siamo aperti al confronto anche con i sostenitori del No, abbiamo partecipato ai dibattiti nelle scuole, nei luoghi di incontro, nelle piazze, nei mercati, spesso da soli, trovando curiosità di capire, la voglia di avere risposte sempre più precise. Abbiamo fatto così un’operazione verità, andando oltre le bufale, basandoci su quello che in questa riforma c’è scritto e sugli effetti che produrrà nella vita istituzionale del nostro Paese.
Grazie ai militanti, ai dirigenti del partito, agli amministratori locali, ai volontari, ai giovani, all’impegno del Presidente Francesco Pigliaru e dell’assessore Demuro abbiamo anche evitato di lasciare la patente dell’autonomismo a chi, nel contrastare la riforma, paventava un restringimento dell’autonomia sarda. Invece attraverso gli istituti dell’intesa e la riscrittura dello statuto sardo si darà maggiore forza alla Sardegna in una cornice nazionale, che non limita ma garantisce soprattutto diritti sociali uguali per tutti. Le visite del segretario nazionale e Presidente del Consiglio Matteo Renzi e dei Ministri Maria Elena Boschi, Calenda, Delrio, Franceschini, Martina, Orlando e dei dirigenti nazionali Debora Serracchiani, Anna Finocchiaro, Vannino Chiti, Cesare Damiano, Paolo De Castro, Gian Claudio Bressa, Irene Tinagli, Federico Gelli, i capigruppo di Camera e Senato Ettore Rosato e Luigi Zanda, sono stati ulteriori momenti di intensa reazione agli stimoli della campagna referendaria, abbracciando tutti i territori e fornendo risposte sull’attività del governo e del parlamento con il sostegno e l’impegno dell’europarlamentare, dei deputati e senatori e dei consiglieri regionali e assessori.
I 50 comitati “Basta un sì” in Sardegna hanno visto la luce spontaneamente, al fine di dare gambe a questo lungo cammino. In Sardegna abbiamo anche avuto l’onore di avere il Presidente del comitato “SI per il Sud”, il rettore emerito dell’Università di Cagliari Pasquale Mistretta, lucido e instancabile portatore di analisi e commenti utili alla causa referendaria.
Infine abbiamo portato questa riforma nelle categorie produttive, tra i sindacati di categoria, nel mondo delle professioni, della sanità e del sociale, nel modo agricolo per ribadire che questa riforma non riguarda il Partito Democratico ma ciascuno di noi, come cittadini, come italiani.
Domenica BASTA UN SI, un si non è solo uno slogan, è una responsabilità, perché nei prossimi 20 anni non ci saranno altre riforme, non ci saranno altri 4 dicembre che ci faranno sentire orgogliosi di aver contribuito a costruire un’Italia migliore e una Sardegna nuova.
Il garante
On.le Gian Pietro Dal Moro