Direzione regionale: dibattito

Il tesoriere Eliseo Secci presenta le linee generali del consuntivo 2014, i documenti inviati con la convocazione sono stati approvati all’unanimità.

Il neo sindaco di Quartu Sant’Elena Stefano Delunas ha ringraziato il Pd e i partiti della coalizione per l’impegno dimostrato a Quartu nella lunga campagna elettorale, ma anche un attestato di stima e di sostegno a tutti gli amministratori locali che quotidianamente sono impegnati con mille difficoltà per le proprie comunità.

Roberto Martani pone alcuni interrogativi sul mancato utilizzo delle primarie come possibile limite della coalizione di centrosinistra nell’affrontare le ultime elezioni amministrative.

Francesco Lilliu “In provincia di Cagliari abbiamo rinnovato 28 amministrazioni, non possiamo dirci soddisfatti per il risultato raggiunto, il dato non è positivo, non abbiamo confermato amministrazioni nelle quali eravamo presenti, abbiamo perso centri importanti, non abbiamo conquistato comuni strategici per il futuro della città metropolitana. Questo deve essere un grande campanello d’allarme per il 2016, quando verranno rinnovate gran parte delle amministrazioni, Cagliari in particolare. Iniziamo a rispettare le regole interne al nostro partito, sia quelle scritte, sia quelle di buon senso. Non fomentiamo polemiche, scontri inutili, rimbalzi di responsabilità”

Dino Pusceddu: “Abbiamo un deficit di percezione di quello che sta avvenendo nella nostra società, anche coloro che sono abituati a fare analisi si sono resi conto che il risultato finale è andato oltre le percezioni. Ci ha sorpreso Nuoro, Porto Torres, Sestu. Dobbiamo quindi partire dalla nostra inadeguatezza. Cresce sempre di più il distacco tra partito e cittadini, c’è da recuperare la partecipazione. Dobbiamo capire se il problema è solo dei partiti nel momento elettorale o  nella loro capacità nell’essere tramite tra cittadini e istituzioni. Vince chi era all’opposizione, perde chi stava amministrando”.

Carlo Prevosto:“Provo a spiegare le ragioni della sconfitta di Nuoro, non si tratta di una situazione locale, ma regionale. La sconfitta, come in tutta la provincia, arriva da lontano, nei circoli la gente è andata via, le correnti a Nuoro hanno deciso chi doveva andare via e chi doveva rimanere. La lacerazione parte dal 2010, con una dinamica dirompente che ha portato ad un logoramento continuo, è diventata una guerra di bande sulla pelle del partito con un tesseramento che cresceva in vista dei congressi. Alle ultime regionali il partito ha visto un calo del 44% dei consensi”.

Claudio Atzori: “Le analisi sono sempre utili per non commettere gli stessi errori, Pensiamo ai problemi che in italia e in Europa non riusciamo a risolvere. Vediamo cosa succede in Sardegna, dove la competizione interna è più intensa dell’idea, della linea che vogliamo costruire e attuare. E’ triste e preoccupante prendere più voti alle primarie che alle comunali”

Gavino Manca: “Utilizziamo questo momento di riflessione collegiale per parlare di temi e soluzioni. I cittadini percepiscono che le nostre politiche sono progettate ma non attuate, in altri casi non diventano efficaci. Forse dobbiamo concentrarci sulle cose positive che abbiamo fatto ed evitate polemiche anche di carattere nazionale. Penso che sia arrivato il momento di affrontare una verifica sui temi programmatici, sia sulle riforme in calendario sia su quelle che vogliamo pensare nel futuro. Oltre a quella della regione dobbiamo pensare alle politiche attive del lavoro. Il partito deve giustamente fare delle proposte e questo contributo va condiviso con la giunta”

Antonio Arghittu: l’esito del voto a Nuoro somiglia più ad un fallimento che ad una sconfitta. Il PD in comune passa da 13 consiglieri a 3. Con la sconfitta abbiamo decretato anche la scomparsa totale di partiti come il PSI  e SEL, e  qui apro una parentesi per dire che abbiamo un dovere morale verso la coalizione a livello provinciale. Abbiamo perso nella gran parte dei comuni in cui abbiamo visto situazioni anomale, con liste civiche che erano sottoprodotto delle nostre divisioni. La cosa più evidente era la differenza di entusiasmo fra la nostra coalizione e quella avversaria. Un risultato che arriva da lontano, sin dalle politiche 2013 quando il partito diventa il secondo in città dopo il M5S.  Veniamo percepiti come un gruppo di potere ormai logoro e litigioso. Di chi sono le responsabilità: di un intero gruppo dirigente che non ha sapiuto intercettare la crisi e il distacco dalla società, con un tessuto economico devastato. Che fare ora? Il rinnovamento è vero se è libero e può esprimere le sue ambizioni e le sue potenzialità. Nei prossimi giorni proverò a costruire una segreteria fortemente innovativa, fatta di giovani e di esperienze slegate dalle logiche delle correnti.

Salvatore Demontis: Una sconfitta dovuta alle nostre divisioni. Non credo che siano state le riforme nazionali a incidere negativamente sul voto. Una riflessione anche sul clima regionale. Ci siamo presentati per una legislatura di forte cambiamento, e invece siamo lenti. Occorre una tensione al risultato diversa. Si è detto che il Presidente decide ma anche che i partiti hanno tutto il diritto di fare proposte, senza che un singolo assessore si senta per questo autorizzato a polemizzare. La questione entrate va chiarita meglio; sul mutuo da 700 milioni: attenzione se il modello erariale non entra a regime questo sistema rischia di entrare in crisi. Il mio parere su Porto Torres: i segnali della sconfitta erano evidenti a partire dalla mancata scelta di rinnovamento.

Davide Carta: “Il pd deve essere il centro della coalizione e lo deve fare portando nel dibattito temi e soluzioni senza contrasti che minano equilibri e non affondano sui problemi. Dobbiamo formare classe dirigente, rinnovarci anche attraverso la formazione politica. Su Cagliari dobbiamo fare un lavoro importante di validazione dei risultati, dobbiamo uscire dalle simpatie, dai risentimenti, dobbiamo mostrare da dove siamo partiti e dove siamo arrivati”

 Peppino Pirisi: “Ci sono eccessi di personalismo inaccettabili e una degenerazione di tipo correntizio per l’inseguimento di vantaggi personali. Bisogna mettere freno alla babele di voci che parlano del partito senza cognizione di causa, riprendiamo anche a rispettare le regole, come quelle per il tesseramento. E’ importante e fondamentale il rinnovamento, ma anche quello di idee, esibire la carta d’identità non da il titolo per essere rinnovamento”

Giulio Calvisi: “Abbiamo solo questa occasione per cambiare l’Italia, per essere forti ed autorevoli, dopo Renzi, dopo di noi, se falliremo, ci sarà Grillo o Salvini. Già constatiamo segnali di preoccupazione con le sconfitte delle amministrative. Non può esistere un partito organizzato per filiere di fedeltà, dove per dire la propria bisogna essere filtrati. Anche la questione delle primarie ci interroga sulle conseguenze, sulla incapacità di trattenere un elettorato, in futuro oltre alle primarie non deve mancare la riflessione politica del partito. Eviterei una forma di cadornismo, evitiamo abbandoni perchè dobbiamo fare i conti col presente e con il futuro del centrosinistra. Abbiamo perso noi, il centrosinistra. Oggi cosa vogliamo fare per correggere gli errori? Dobbiamo vincere nei prossimi appuntamenti elettorali. Non basta fare leggi, occorre empatia nei confronti del nostro elettorato per ripartire”

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