Economia: Sardegna meglio dell’Italia

L’Unione Sarda

La Sardegna corre più del Mezzogiorno e della media del resto d’Italia. Dopo il crollo dei mesi scorsi, il mercato del lavoro riparte e trascina con sé la fiducia per quella flebile ripresa economica mostrata dagli ultimi indicatori. E a sorpresa si annulla la doppia velocità che ha sempre contraddistinto l’andamento economico delle regioni del Mezzogiorno, compresa la Sardegna, dal resto d’Italia. Il segno più appare anche per le cifre sull’occupazione che riguardano l’Isola. I DATI NAZIONALI Sono incoraggianti i dati diffusi ieri dall’Istat, secondo cui nel mese di aprile 2015 gli occupati sono aumentati dello 0,7% (+159mila) rispetto al mese precedente, tornando ai livelli registrati a fine 2012. Il tasso di occupazione, pari al 56,1%, è cresciuto nell’ultimo mese dello 0,4%. Rispetto ad aprile 2014, l’occupazione è aumentata dell’1,2 (+261 mila) e il tasso di occupazione dello 0,7. I disoccupati sono diminuiti su base mensile dell’1,2% (-40 mila). Dopo l’incremento degli ultimi due mesi, ad aprile il tasso di disoccupazione è calato dello 0,2%, arrivando al 12,4. Nei dodici mesi il numero di disoccupati è diminuito dello 0,5% (-17 mila) e il tasso di disoccupazione di 0,2 punti. In calo anche quella giovanile, pari al 40,9%, in diminuzione dell’1,6% rispetto al mese precedente. Secondo i numeri dell’istituto di statistica, nel primo trimestre 2015, l’incremento dell’occupazione ha riguardato sia gli italiani (+50 mila unità) sia gli stranieri (+83 mila unità) e tra questi ultimi, l’occupazione è cresciuta soprattutto per gli uomini nel Centro-nord e per le donne nel Mezzogiorno. IN SARDEGNA Nell’isola l’Istat ha riscontrato per il terzo trimestre 2015 un aumento del numero degli occupati di 14mila unità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, passando da 543mila a 557mila. Mentre il tasso di disoccupazione ha segnato un punto e mezzo in meno, fermandosi al 18,2% contro il 19,7 e collocando la Sardegna in posizione migliore rispetto al dato generale del Mezzogiorno che segna il 20,5% e alla media del resto d’Italia (-0,5%). Diminuiscono anche coloro che sono alla ricerca di un lavoro: lo scorso anno erano 133mila e nel terzo trimestre 2015 sono calati di novemila unità. Il tasso di disoccupazione, su base regionale, segna un punto e mezzo in più nell’isola nel confronto tra i due primi trimestri del 2014 e del 2015 (da 48 a 49,5%), considerando che la media nazionale è del 55,5% e che le regioni che registrano un tasso più alto sono Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige (67,7) e l’Emilia Romagna (65,5). Il settore che continua ad avere più occupati nell’isola resta quello dei Servizi, con 425mila addetti (322mila dipendenti) e rappresenta il 76% della forza lavoro. A seguire, per il 16%, l’Industria con 88mila impiegati (68mila dipendenti) e infine l’Agricoltura, su cui il sistema economico sardo sta puntando la sua nuova rinascita, che rappresenta appena l’8% degli addetti totali con 44mila lavoratori, la maggior parte indipendenti (29mila). RAPPORTO OCSE Le buone notizie sono state confermate anche dall’Ocse. «L’economia italiana ha cominciato la sua graduale ripresa», ha scritto l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha mantenuto la stima di crescita del Pil a +0,6% per il 2015 e ritoccato al rialzo di 0,2 punti rispetto a marzo quella per il 2016, a +1,5%. «Le esportazioni continueranno a sostenere la crescita, ma la ripresa si amplierà ai consumi privati. L’investimento privato stagnante sarà compensato da un aumento della spesa pubblica in infrastrutture», si legge nell’Economic Outlook. JOBS ACT E se il premier Renzi ieri si è affrettato a twittare il suo entusiasmo («abbiamo 159mila occupati in più in aprile primo mese pieno di #jobsact. Avanti tutta su riforme: ancora più decisi #lavoltabuona»), gli effetti del primo mese intero di Jobs Act sono ancora da calcolare. Dai dati diffusi dall’Istat sulle tipologie contrattuali degli occupati, emerge come ad aumentare maggiormente siano stati i contratti a termine (+3,5%), dei quali la maggior parte part time (+4,3%) rispetto al tempo pieno (+3,1%), mentre i dipendenti a tempo indeterminato sono cresciuti di appena lo 0,2%. Marzia Piga

 

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