La riforma degli enti locali rappresenta una sfida importante e necessaria per la Sardegna: non solo un passaggio reso obbligatorio dall’ evoluzione del quadro legislativo e costituzionale nazionale, ma un vero e proprio snodo strategico per costruire un nuovo progetto per l’isola.
E’ quanto emerso a Oristano dall’incontro del Partito Democratico sulla riforma degli Enti Locali in Sardegna, a cui hanno partecipato amministratori e sindaci del partito provenienti da tutta l’isola insieme al Segretario regionale Renato Soru, alla deputata Pd Romina Mura, agli assessori regionali Gianmario Demuro (Affari Generali) e Cristiano Erriu (Enti Locali), ai rappresentanti dell’Anci regionale Piersandro Scano, del Cal Giuseppe Casti e dell’ AICREE Tore Sanna.
“Abbiamo responsabilità di portare a compimento un processo di riassetto del governo locale che rappresenta un tassello fondamentale per costruire uno sviluppo equilibrato fra i vari territori dell’isola”, ha detto Romina Mura. “Dobbiamo riuscire a costruire una governance che sappia esaltare le peculiarità della nostra isola e attenuare le sue storiche fragilità”, ha proseguito la deputata Pd.
La Mura ha richiamato le sfide della legge nazionale Delrio e quelle derivanti dall’abolizione delle Province, passando per i risultati del referendum del 2012 in Sardegna (“che non possiamo ignorare”).
Particolarmente delicato l’aspetto del riassetto funzionale e spaziale dei nostri enti locali: “Questa riforma”, ha detto la deputata, “rispecchia il cambiamento profondo della realtà, che vede oggi profondamente mutati due elementi costitutivi come popolazione e territorio. I poli urbani, luoghi di attrazione e sviluppo sempre più centrali, necessitano di una differente organizzazione delle funzioni e degli spazi. Le zone rurali interne hanno invece bisogno di politiche perequative, alle quali dovrà fare da contraltare la capacità di fare politiche comunali e inercomunali aggregate in vista degli obbiettivi da raggiungere”
L’assessore Cristiano Erriu ha tracciato il quadro generale delle sfide che la riforma dovrà affrontare: “Abbiamo problematiche di natura istituzionale tra diversi livelli, problematiche di natura finanziaria e di rapporti fra le risorse destinate le funzioni associate, di rapporti fra piccoli comuni e comuni di grandi dimensioni e e c’è l’esigenza di andare oltre l’econometria sui fabbisogni e sui costi standard”.
“Ci sono poi gli aspetti di natura organizzativa perché i comuni oltre alle funzioni proprie e quelle delegate devono attivare politiche di sviluppo locale secondo un modello di governance multilivello proposto a livello europeo, che ci porta a immaginare percorsi di programmazione economica partendo dai territori e arrivando a una programmazione regionale”.
Erriu rassicura: “La legge regionale non è un testo unico, è un percorso in evoluzione”; poi entra nel merito delle articolazioni della riforma:“La città metropolitana deve partire dagli ambiti strategici attorno alle grandi città capoluogo. Attorno si deve costruire una programmazione di servizi pensando a seconda delle esigenze ad ambiti dimensionali più vasti (come per il trasporto pubblico o l’inceneritore), o ristretti sulla base della densità urbanistica”. E sulle unioni di comuni: “La rilfessione va fatta sulle funzioni che obbligatoriamente devono svolgere e su quelle che vanno delegate alla Regione”. Infine le Provincie: “Siamo nelle condizioni di non dover sopprimere l’ente intermedio sino a quando non sarà terminato il percorso di riforma costituzionale”.
Il presidente dell’Anci Piersandro Scano ha lanciato una proposta, in linea con le indicazioni scaturite dall’ultima assemblea nazionale dell’Associazione nazionale dei comuni : “Apriamo subito un confronto con il governo per inserire nel Milleproroghe una sospensiva dei termini per evitare il commissariamento sul processo di trasferimento delle 10 funzioni fondamentali. Nel frattempo proponiamo modifiche alla normativa nazionale con l’introduzione di elementi che aiutino l’associazionismo”
“La scelta, ha proseguito Scano, “è tra le unioni volontarie e la fusione dall’alto, molto meno auspicabile”. Scano apprezza nell’impianto del ddl l’idea di basarsi sulle regioni storiche della Sardegna, ma dissente sull’uniformità dell’ambito ottimale di applicazione: “Non tutte le funzioni fondamentali possono con eguale efficacia essere devolute alle associazioni: protezione civile, catasto, possono essere gestite in una logica più vasta come quella delle regioni storiche, ma la gestione finanziaria forse potrebbe essere demandata ad un’articolazione ulteriore più vicina ai comuni: quella del sub-ambito dell’Unione, a cui la Regione dovrebbe dare consistenza giuridica nella legge di riordino”.
Un ulteriore nodo è quello delle funzioni di area vasta: Scano ha lanciato l’idea della macro-unione, in cui le regioni storiche si associano per gestire le relative funzioni.