Venerdì inizia la festa de l’Unità a Cagliari, ed è una bella notizia. Saranno giornate di festa, appunto, e discussione, un momento in cui ci si ritrova tra chi ha la passione della politica, ma non solo. È una buona notizia anche per chi questa passione l’ha un po’ di meno di altri ma ha comunque voglia di passare una serata con chi la politica la vive e la fa nel partito che oggi ha l’onore e l’onere di governare il nostro Paese. Parlare di questa festa mi spinge poi a fare una piccola confessione personale. Ho ripensato, scrivendo queste righe, alla prima volta in cui partecipai a una festa di partito. Avevo 22 anni ed era il 1990, l’anno in cui a Cagliari si tenne la Festa Nazionale dell’Amicizia. Coltivavo anche, già da molti anni, un interesse serio per la politica, leggevo una quantità spropositata di saggi e articoli (bei tempi…), nutrivo una speranza quasi incosciente di poter cambiare l’Italia, il mondo persino. Mi riconoscevo nella sinistra democristiana, in Martinazzoli e prima in Zaccagnini e Moro. In quel Festival partecipai a diversi incontri, me ne ricordo in particolare uno sulle riforme istituzionali. A pensarci bene, era ventisei anni fa e allora come oggi si parlava delle riforme istituzionali, il che mi convince ancora di più del fatto che – più che parlarne – sarebbe il caso di concluderle, queste benedette riforme. Ad ogni modo, fu un’occasione straordinaria per confrontarmi con giovani e meno giovani, per discutere fino a notte fonda e, insomma, per farla breve, alla fine decisi di iscrivermi al partito. Quello che poi, attraverso le sue diverse incarnazioni, è in seguito diventato il Partito Democratico. Perché vi racconto questa storia? Perché è una delle tante che raccontano come è nato il PD, con quali persone, da quali diverse esperienze arrivano, e come si ritrovino a un certo punto a fare feste e politica insieme. Io a Cagliari in questi anni ho partecipato (in molti modi, da organizzatore, da volontario, da semplice militante) alle mie prime feste de l’Unità. C’ero a quella del 2010 al Bastione, quella del 2014 alla Vetreria di Pirri, e alle serate delle idee al Ghetto nel 2012. Sono state tutte un’occasione di socializzazione bellissima e anche un momento in cui mi sono sentito parte di un popolo, quello democratico, fatto di tante donne e uomini appassionati, che formano una specie di melting pot in cui le differenze forse sono il patrimonio più grande. Ciò che secondo me ha contribuito in maniera decisiva a fare del nostro il più grande partito italiano, quello che rappresenta il termine di paragone con tutti gli altri. Non è impresa facile oggi tenere vivo un partito e le sue preziose differenze, come sappiamo. Rispetto a qualche decennio fa la politica, più che una passione, è per molti, troppi, una disillusione, addirittura un male sociale. Quello che ha sempre provato a fare il nostro partito, è tenere insieme una comunità. Grande, e fatta di persone e sensibilità diverse tra di loro. Ma con un’idea di Italia e di mondo condivisa. E un’idea di città che sia comunità, prima che tutto il resto. Per questo alla Festa de l’Unità di Cagliari cercheremo anche di confrontarci su quello che stiamo facendo nella nostra città nell’amministrazione comunale e cosa potremo fare di meglio per il futuro. Parleremo dei temi della città, come l’housing sociale, la pianificazione urbanistica, lo sviluppo turistico, parleremo di Mediterraneo, di sud, parleremo del PD…insomma saranno tre giorni nei quali ricaricarci un po’ a vicenda, con passione, idee, energie che solo lo stare insieme e confrontarci favorisce. E spero davvero che anche qualche nuovo giovane curioso si avvicini per la prima volta, come feci io ormai tanti anni fa, magari per dirci che quello che facciamo non lo convince del tutto e che sarebbe meglio fare altrimenti. Mi piacerebbe che si parlasse e si discutesse anche in maniera critica, appassionata. E sarà anche difficile, me ne rendo conto, ma io alla fine rimango quello che fa notte fonda a parlare di politica. Saranno passati pure ventisei anni, ma io ho ancora voglia di cambiare l’Italia e il mondo, persino. Ci sto provando partendo da Cagliari, nelle cose piccole e meno piccole che riusciamo a fare, costruendo una politica a misura di uomo, una città migliore, più umana, più fraterna e più giusta. Vogliamo lavorare perché le speranze che ci hanno affidato i nostri concittadini non rimangano illusioni. Lo faremo cercando di fare il nostro meglio ora e nei prossimi cinque anni. Siamo ambiziosi o forse un po’ testardi, ma non abbiamo intenzione di rinunciare a nessuno dei nostri sogni. Ci vediamo al Porto, alla Festa de l’Unità
Davide Carta, capogruppo Pd consiglio comunale Cagliari