“Indignarsi non basta”. Bisogna impegnarsi in politica per discutere i temi che riguardano la vita dei cittadini e per cambiare il mondo. E’niziato così, con una breve citazione di Pietro Ingrao, appena appresa la notizia della sua morte, il discorso di chiusura del Segretario PD Renato Soru alla Festa de l’Unità a Cagliari. Interprete di una politica “educante, che spiegava, che analizzava ed aveva una visione di futuro e la forza della testimonianza”.
Quello che occorre mettere al centro anche oggi, senza nostalgie ma con rinnovata volontà di progetto e di speranza, per fare un passo oltre l’indignazione e verso le soluzioni concrete alle complessità e ai problemi della gente.
A chi domanda se questa sinistra esiste ancora e se ha un senso, Soru risponde così: “Se ci fossero stati altri, in questi giorni da questo palco avremmo sentito risposte diverse ai diversi temi discussi. Se non fossimo di sinistra avremmo deciso di abolire la tassa di successione sui grandi patrimoni piuttosto che redistribuire gli ottanta euro. Un partito è di sinistra”, dice il Segretario del PD regionale, “quando non pensa all’io e all’oggi ma pensa ad un io allargato e alle future generazioni”.
“Questa festa non è stata un momento di autocelebrazione”, ha proseguito Soru, “ma un modo per ricordare alla Sardegna e ai Sardi che c’è un altro modo di stare al mondo che, facendo politica non sulle aspettative personali di ciascuno ma sui temi che riguardano la nostra vita”.
“Abbiamo parlato di comunicazione e informazione: e sappiamo quanto sia importante la liberazione dall’ignoranza come forma di affrancamento dalla miseria e dalla soggezione. Abbiamo anche detto che è importante non spegnere una fiammella importante di identità, di ricchezza e diversità culturale quale è la lingua sarda”. Ancora: “Abbiamo parlato di Sud coi Presidenti Pigliaru e Pittella, e con il sindaco di Catania Bianco, scoprendo che abbiamo le stesse problematiche e che guardiamo alle stesse opportunità di sviluppo, partendo dalla terra, dalla qualità ambientale e dall’eccellenza della nostra ricerca”
“Con il sottosegretario Luca Lotti si è parlato di collaborazione fra Stato e Regione e delle cose da fare assieme per governare meglio questa regione. Ed abbiamo chiuso in questa prospettiva mediterranea, che ci ricorda il nostro passato e le sfide del nostro futuro, a partire da quella demografica perché quella sarda è una delle popolazioni più vecchie in Europa”.
Davanti ad un’ agenda così densa, il Partito Democratico è chiamato ad una grande prova di maturità. “In questi giorni abbiamo celebrato la festa dell’Unità ma siamo finiti più spesso sui giornali a causa delle nostre divisioni. Io spero che la finiremo perché non c’è davvero più tempo per le divisioni e per le correnti. Far politica”, ha detto il Segretario, “significa cambiare anche le cose che non hanno più senso perché il mondo è cambiato e non lo possiamo affrontare ancora con le cattive abitudini del passato. E se la gente va a votare sempre di meno è perché qualche volta sono anche stufi delle nostre divisioni e del nostro sguardo rivolto al passato”.
Soru ha poi voluto rivolgere una riflessione al senso più profondo della Festa dell’Unità, un’occasione per stare insieme e per riconoscersi come comunità. Tuttavia “il mondo cambia e non è con la nostalgia del passato che metteremo in campo il futuro. Vorrei che mettessimo in campo la volontà forte di costruire un mondo diverso, una grande volontà di costruire una comunità vera, che si faccia carico di fare buona politica in Sardegna. Allora la politica tornerà ad attrarre i cittadini e tornerà a riempire le piazze, le urne e i nostri circoli”.
Infine il richiamo all’unità del partito: “Mettiamo da parte l’io, i protagonismi, gli egoismi e mettiamo in campo l’unico senso della politica che è contribuire con il proprio tempo e la propria vita a un progetto di crescita insieme: allora la politica tornerà ad interessare i sardi e gli italiani”.