L’avvio dell’esame in Consiglio regionale della manovra di bilancio per gli anni 2016 -2018 riaprirà inevitabilmente la discussione sul risanamento dei conti della Sanità e soprattutto sulle modalità per ridurne il disavanzo. E’ consapevolezza comune che l’intera manovra è strettamente legata alla spesa sanitaria a tal punto che dalla possibilità di mettere sotto controllo la dinamica della spesa deriva la possibilità ulteriore di attivare politiche di sviluppo. I presupposti perché la discussione si riaccenda al passaggio della legge in commissione bilancio ci sono dunque tutti e occorrerà equilibrio perché non si riduca a una sterile contrapposizione tra chi accusa la maggioranza di avere scelto la strada più semplice per fare cassa e chi ribatte che l’opposizione dopo aver sfasciato la sanità vuole continuare a sfasciare la regione. Continuo a ritenere che siamo di fronte a una situazione molto grave e difficile e che la decisione della giunta e della maggioranza di intervenire con urgenza fosse il segno responsabile, diretto anche all’opinione pubblica, della volontà di riportare sotto controllo, anche con misure straordinarie e impopolari, una situazione scappata di mano. Come è noto la proposta per rientrare dal deficit si articola in una serie di azioni, in primis un severo piano di rientro della spesa sanitaria e in secondo luogo, una misura straordinaria, l’aumento dell’Irpef, a partire dai redditi sopra i trentamila euro annui.
Una misura che ha sollevato le critiche, come scontato, dell’opposizione, creato una vivace dialettica all’interno delle forze di maggioranza, ricompattato le Organizzazioni sindacali che unitariamente hanno duramente contestato l’aumento. Per non dire delle rappresentanze dei datori di lavoro che hanno inoltre contestato l’aumento dell’Irap (lo 0,97 per cento) che corre di pari passo con l’aumento dell’Irpef.
Il Consiglio regionale è il luogo del confronto tra le rappresentanze politiche espresse dagli elettori ma anche dell’ascolto della società nelle sue espressioni organizzate, che aiutano ad approfondire i temi politici, a valutarne l’impatto sulla comunità, per compiere le migliori scelte possibili.
Penso allora che, fermi i saldi di bilancio ma soprattutto di rientro del deficit della sanità, il Consiglio possa lavorare per trovare alternative di copertura, ma soprattutto per trovare un equilibrio in un sistema, quello sanitario, che ha costi non più sostenibili ai quali non corrispondono servizi adeguati o la soddisfazione degli operatori o degli utenti. Lo tzunami del debito sanitario non è uno evento straordinario e imprevedibile ma la conseguenza della sedimentazione di inefficienza del pubblico che deve essere fronteggiato agendo prima di tutto proprio sul sistema pubblico suddividendo perciò “ i sacrifici” su tutti e senza che ne derivi una riduzione dei servizi. Rendendo più stringenti le misure di razionalizzazione della spesa contenute nel piano di rientro predisposto dall’Assessore della Sanità, anticipando la centralizzazione degli acquisti e degli appalti del sistema sanitario in una centrale unica regionale e infine ripartendo sui soggetti istituzionali destinatari di risorse del bilancio regionale una parte del debito. Insomma sono del parere che ci possano essere i margini per un ripensamento del recente aumento dell’addizionale regionale Irpef. Lo dico pensando anche al fatto che il sistema economico della Sardegna si è avviato verso un sentiero di crescita, grazie anche ai notevoli investimenti messi in campo dalla Giunta Regionale, che proseguirà nel 2016, ma sappiamo che il sentiero è stretto, la crescita fragile e che per queste ragioni, ai cittadini e alle imprese, dobbiamo mandare segnali di incoraggiamento.
Franco Sabatini, presidente commissione bilancio