Fondi Ue nell’isola tra sprechi e bluff Paci: «Ora si cambia» (la Nuova Sardegna)

Soru: «La giunta dia risposte immediate alle emergenze» Cabina di regia per programmare le risorse in modo unitario

 

CAGLIARI. La storia dei Fondi europei in Sardegna è fatta di qualche successo e di grandi sprechi. Da una ventina d’anni, il dibattito è sempre lo stesso: l’impossibilità di utilizzare al meglio le risorse, il fatto di essere passati dall’Obiettivo 1 – la fascia di aiuti maggiori – alla transizione. Ma ora c’è la possibilità di cambiare e lo hanno detto ieri, i rappresentanti delle organizzazioni del mondo produttivo e dei sindacati in un convegno organizzato dal Pd. Al tavolo della presidenza, l’europarlamentare Renato Soru, il funzionario della commissione europea, Andrea Murgia, e l’assessore al Bilancio, Raffaele Paci.

«L’Europa ci ha dato tanti soldi ma qualche volta abbiamo fatto finta di spenderli con progetti di facciata», spiega Soru. Il segretario del Pd butta acqua sul fuoco: «Non dobbiamo perdere tempo in polemiche sugli errori del passato, è il momento di fare di più. Pezzi importanti della Regione non funzionano? Interveniamo subito, perché non l’abbiamo ancora fatto? Sono passati otto mesi e non c’è più tempo da perdere».

Nell’introdurre i lavori del convegno, era stato Andrea Murgia, neo eletto nella segreteria del Pd sardo, a compiere un’autentica requisitoria sull’andamento dei fondi europei. Per spiegare il presente, Murgia è tornato sugli errori del passato: «Il Centro regionale di programmazione dovrebbe programmare e invece rendiconta. Gli assessorati dovrebbero gestire i bandi ma non hanno le competenze per farlo. La Regione si trincera dietro la burocrazia: a ogni bando si dà un’interpretazione più restrittiva, l’unico modo per tutelare i funzionari ma a discapito di chi aveva chiesto l’intervento».

Analisi condivisa da tutti, ribadita dai segretari del sindacato, (Carrus, Putzolu e Ticca), e soprattutto sostenuta dall’assessore Raffaele Paci deciso a rimediare a quella separazione della Programmazione dalla macchina regionale così come sancito da una legge del 1962 quando il presidente della Regione era Efisio Corrias e a Roma governava Amintore Fanfani. Murgia attacca: «Spendiamo fondi regionali per gestire i programmi ma che senso ha spendere un milione l’anno per studi e ricerche se da 25 anni gestiamo i Fondi europei e dovremmo essere noi a insegnare agli altri come si fa?». Paci dice stop alla continua rincorsa alla spesa dei Fondi europei: «Si cambia tutto, adesso iniziamo a spendere subito le risorse del quadro 2014-2020. Sulle criticità della precedente programmazione (2007-2013), siamo messi così: va bene sul Fondo sociale dove le erogazioni erano facili, così come per una parte del Fears (agricoltura) che riguarda i premi di produzione ma siamo bloccati sul piano di sviluppo rurale dove si richiedono bandi, procedure e scelte». In questi casi della precedente programmazione ereditata dalla giunta Cappellacci, Paci mette in dubbio la qualità degli interventi: «Rispetto alla dotazione finanziaria di 321 milioni si deve dire che dopo i primi due anni di una spesa scarsa, improvvisamente nel 2009 si spendono 249 milioni di cui 233 sono operazioni di ingegneria finanziaria perché finiscono in un Fondo di garanzia in capo alla Sfirs». La soluzione – spiega l’assessore – è la costituzione di una cabina di regia per la programmazione unitaria. «Il Centro regionale di programmazione diventerà una direzione generale alla pari di tutte le altre». Tante le cose da fare. «Lo Stato ci dice che la tassa dei rifiuti va pagata tenendo conto di ogni spesa legata a quel ciclo», afferma Renato Soru, «cosa aspettiamo a riprendere il discorso della gestione integrata dei rifiuti? Possibile che oggi conferire un chilo di rifiuti costi come un terzo di litro di latte?».

Alberto Scanu, presidente di Confindustria, si rivolge a Soru: «Chiediamo che il Pd sostenga la politica industriale, così come impone anche l’Europa. Ma qual è l’idea di Sardegna?». E Maurizio De Pascale concretizza l’idea in tre punti: meno burocrazia, metano e un piano di trasporti interno: «Unire i sardi con una ferrovia che colleghi Cagliari, Sassari e Olbia». De Pascale invita la Regione a investire i soldi delle infrastrutture in un polo ferroviario. Investire nel trasporto pubblico locale è determinante anche per Soru: «Tra poco il treno Cagliari-Sassari, da 7 a 2 ore di percorrenza, farà in modo da avvicinare la Sardegna. I paesi potranno vivere bene solo se saranno collegati. I soldi ci sono spendiamoli in fretta».

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