(La Nuova Sardegna)
A essere molto buoni il primo conclave del centrosinistra è stato una meraviglia. Due ore di dibattito schietto e franco la mattina, altre due fino a tarda sera, per richiamare la «coalizione ai suoi doveri di governo fino al 2019» e insegnare «alla maggioranza che deve litigare meno, balbettare poco» e «comunicare meglio quello che abbiamo fatto in 15 mesi e faremo nei prossimi sei». Cioè: un’apoteosi con in più la stretta di mano finale fra Francesco Pigliaru, il governatore, e Renato Soru, l’eurodeputato-segretario del Pd, con intorno un tripudio di partiti, undici, che la lezione del «confrontiamoci più spesso, ascoltiamoci e restituiamo un futuro alla Sardegna» l’hanno capita eccome.
A essere invece più maliziosi l’assemblea plenaria del centrosinistra nell’ex collegio dei Padri Scolopi, duecento e più i partecipanti, poteva andare molto meglio. Sarebbe bastato firmare un documento finale e gli impegni, tutti a voce, avrebbero pesato di più da qui alla fine dell’anno. Ma il Patto di Sanluri non è stato sottoscritto dai due presidenti, Soru e Pigliaru, da assessori e consiglieri regionali, da deputati, sindaci e segretari, perché forse in futuro nessuno potrà andare a rileggere quello che sarebbe stato uno storico giuramento: «Smettiamola di farci del male, lavoriamo ventre a terra, perché abbiamo un bel po’ di cose ancora da fare per raddrizzare una Sardegna che altri ci hanno lasciato molto malconcia». Pazienza per l’errore, il centrosinistra si è ripromesso un secondo happening subito dopo l’estate e forse quel giorno rimedierà alla dimenticanza del non aver consegnato un foglio di carta, come avrebbe dovuto, agli archivi paralleli della XV legislatura.
A essere infine molto, molto più cattivi alla grande famiglia che ha vinto le elezioni nel 2014 il conclave potrebbe essere servito solo a guardarsi in faccia, a lanciare nel mucchio una o più frecce velenose, ma non a risolvere i problemi che ha avuto al suo interno. Perché, in effetti, dopo la calda giornata meteo vissuta a Sanluri nella maggioranza potrebbe non essere cambiato nulla. Cioè: di rimpasto in Giunta parleranno solo dopo settembre, oppure che i rapporti fra il Pd e gli alleati sono rimasti gli stessi, tesi, e continueranno nei reciproci sospetti. Forse anche in quelli fra Pigliaru e Soru non c’è stato l’auspicato salto di quantità e qualità nel dialogo. Ottimismo a parte, consegnato da entrambi a piene mani sui titoli di coda del kolossal, potrebbero guardarsi ancora con diffidenza dopo aver sentito le reciproche risposte a quella che resta la domanda del secolo: chi è il vero capo della coalizione? Il presidente della Regione ha risposto: «Io e dopo Sanluri lo sono un po’ più di prima». Soru ha detto invece: Nelle istituzioni, in Regione, il capo della coalizione è Francesco Pigliaru?». E fuori? Chissà, il nodo era e resta irrisolto anche dopo i collegiali di metà luglio.
Quale di queste tre valutazioni avrà la meglio sulle altre lo si capirà solo fra qualche settimana. Se prima delle vacanze il centrosinistra nel suo complesso non vivrà più in apnea, «come siamo stati costretti a fare per colpa delle troppe emergenze e delle molte pillole avvelenate che ci hanno lasciato sul tavolo» e correrà all’improvviso come un treno su tutti i binari, vorrà dire: la prima impressione, quella di un conclave meraviglioso, sarà stata quella giusta. Se invece alla ripresa dei lavori i partiti, la Giunta e il Consiglio ritorneranno a marciare in ordine sparso verso la meta, com’è accaduto nei ballottaggi alle amministrative persi malamente a giugno, vorrà dire che l’essere stato malizioso o pessimista è stato tutt’altro che un azzardo. Ma come scritto qualche capoverso prima ci vorrà del tempo per decifrare il rebus. La grande famiglia ha giurato che in pochi giorni risolverà il problema del riordino degli Enti locali senza scimmiottare le ex Province se non massimo per un anno, perché in fondo al viale ci sono sempre e solo le Unioni dei Comuni, compresa una macro area Gallura-Ogliastra e l’area metropolitana regionale per il Sassarese. Subito dopo proverà a raddrizzare la sanità con una frenata netta al disavanzo, 300 milioni, sistemare i posti letto, un disastro così come sono ora, fino al taglio drastico delle Asl. Sempre in pochi giorni, pubblicherà la bozza per rivoluzionare la macchina Regione, «abbiamo a che fare con un modello vecchio e rigido retaggio del passato», e nel frattempo ha già ufficializzato le linee guida del Piano energetico regionale, per far risparmiare molti soldi a famiglie e imprese anche con l’arrivo via mare del gas liquido naturale. Senza dimenticare che dovrà continuare anche a prendere a spallate disoccupazione, servitù militare e la vertenza entrate con lo Stato. In effetti, il Patto di Sanluri è proprio questo, con ultimo impegno: «Lo realizzeremo entro la fine dell’anno».