Il Partito Democratico della Sardegna, sin dalla fondazione, ha sempre condotto le battaglie e attuato politiche per la tutela dell’ambiente e per la valorizzazione del paesaggio. E’ ciò che di più importante abbiamo e ci caratterizza, ci distingue, ci rende unici. L’attualità del tema porta tutta la società sarda ad una sempre maggiore consapevolezza sul tema delle scorie nucleari ma senza allarmismi e strumentalizzazioni.
Chiara è la posizione del Pd Sardegna esplicitata sin da Gennaio nelle dichiarazione del segretario regionale Renato Soru: “La Sardegna non può e non deve ospitare le scorie. Si tratta di un’ipotesi grave, che produrrebbe conseguenze rovinose su un’isola che sta ancora pagando un prezzo altissimo alle inadempienze dello Stato e all’abuso delle servitù militari e che oggi vuole voltare pagina, assecondando la sua vocazione ad uno sviluppo sostenibile e rispettoso dell’ambiente. Nella nostra isola ricade il 65% delle servitù militari nazionali, oltre 30 mila ettari di territorio sotto vincolo , 80 chilometri di costa perennemente inaccessibili e circa 20 mila chilometri quadrati inibiti alla navigazione, alla pesca e alla sosta durante le esercitazioni a mare. Ospitiamo tre poligoni, fra i più vasti d’Europa e dove vengono svolte attività di tiro altamente distruttive ed inquinanti. La Regione chiede da tempo che venga finalmente avviato un processo di riequilibrio, rispetto alle altre regioni italiane, del peso delle servitù e delle attività militari, anche attraverso la chiusura, la riconversione e la restituzione delle servitù militari.Questo triste primato, tutto sardo, comporta inequivocabilmente un “criterio di esclusione” della Sardegna dalla mappa dei possibili siti di stoccaggio in Italia. La Sardegna ancora paga, inoltre, un pesante tributo alle inadempienze delle aziende delle partecipazioni statali, che hanno abbandonato l’isola lasciando desolazione e vasti territori inquinati che ancora attendono le bonifiche, dopo il breve sogno dell’industrializzazione o dopo decenni di sfruttamento minerario. Per questo siamo in prima linea, con la determinazione e la coerenza che ci hanno caratterizzato negli anni, nel dire NO ALLE SCORIE e ad ogni attività che rischia di compromettere l’ambiente ed il futuro della nostra isola”.
Un no forte e chiaro ribadito dal Segretario PD anche alla vigilia del No-Nucle Die in un’intervista su L’Unione Sarda, in cui ricorda la mobilitazione del 2003: “Nel 2003 eravamo lì e siamo lì anche adesso. E la prospettiva che un deposito localizzato in Sardegna possa essere in qualche modo ripagato da un centro di ricerca sul nucleare non ci farà certo cambiare idea”.
Il no alle scorie è netto anche da parte dei rappresentanti del PD e della coalizione di centro-sinistra in Consiglio regionale: è del mese di aprile la mozione, che vede come primo firmatario Pietro Cocco, che impegna il Presidente della Regione e l’assessore della Difesa dell’Ambiente “a porre in essere tutte le azioni che verranno ritenute opportune e necessarie per evitare che la Sardegna venga individuata quale sede idonea ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi, per evitare gli effetti negativi che si potrebbero ripercuotere sulla già grave situazione di crisi in cui versa l’isola e i potenziali effetti sulla salute delle persone“. Nella mozione viene ricordato che in occasione del Referendum consultivo regionale svoltosi il 15 e il 16 maggio 2011 recante il seguente quesito: “Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?”, la popolazione sarda con 848.634 “SI” corrispondenti al 97,13 % dei votanti affermò la ferma volontà di non volere nel proprio territorio installazioni di questo tipo.
Ribadire che la Sardegna non può essere il deposito dei rifiuti nucleari è stata anche l’occasione pretestuosa per il centrodestra di imbastire una polemica sterile. Il consigliere regionale oristanese Antonio Solinas, presidente della commissione Ambiente, ha rinviato al mittente le dichiarazioni di alcuni esponenti del centrodestra che hanno invitato sull’argomento il presidente della Regione e la giunta a prendere posizione circa alcune indiscrezioni che accrediterebbero l’Isola come sede del deposito nazionale dei rifiuti nucleari. “Come presidente della commissione Ambiente, come esponente della maggioranza ma soprattutto come sardo”, ha dichiarato Antonio Solinas, “Posso assicurare all’ex presidente della Regione Cappellacci che siamo svegli e vigili. Non solo. Saremo pronti ad opporci con tutti i mezzi se questa ipotesi dovesse diventare realtà. Nessuna discarica di materiali radioattivi sorgerà nel nostro territorio”. Per il presidente della Quarta commissione è inutile, dunque, fare allarmismi e sterili polemiche. “Su temi così importanti”, afferma Solinas, “bisogna smetterla di fare propaganda. Auspico, invece, che maggioranza e opposizione lavorino insieme per fare un fronte unito e scongiurare quella che fino ad oggi, fortunatamente, è solo un’ipotesi”.“Da decenni il centrosinistra”, sottolinea Solinas, “combatte perché la nostra isola non diventi una pattumiera atomica”. Il presidente Solinas ricorda che nel maggio 2014, come primo firmatario, aveva presentato una mozione per scongiurare il pericolo dell’inserimento della Sardegna tra le aree idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Questa mozione era stata trasformata in un ordine del giorno, firmato da tutti i capigruppo, ed era stato approvato dal Consiglio regionale. Analoghi provvedimenti sull’argomento erano stati presentati nel 2009, sempre dal centrosinistra all’allora presidente Cappellacci, invitato allora dall’intero Consiglio ad impegnarsi per scongiurare tale ipotesi. Ma quest’appello cadde nel vuoto per l’intera legislatura.