IN EUROPA PER COMBATTERE LA BATTAGLIA DELL’INSULARITA’

Vivere in un’isola non implica necessariamente il dover vivere isolati dal resto del mondo. L’isolamento è una scelta che talvolta si fa, talaltra si subisce.
L’insularità della Sardegna, così come della Sicilia, non dovrebbe rappresentare una condizione di svantaggio, come invece di fatto oggi è, costituendo un grave ostacolo alla libera circolazione delle persone e delle merci e divenendo un freno allo sviluppo del sistema produttivo locale.
È doverosa, a livello europeo, una riforma dei regimi di aiuti di Stato, con l’obiettivo di abbattere i costi aggiuntivi determinati dalla condizione di insularità.
La battaglia per il riconoscimento delle diseconomie derivanti dall’insularità è l’unico modo per non continuare a essere considerati cittadini di serie B in Europa.
Faccio un esempio concreto: un sardo, non residente con genitori nell’isola, per volare da Milano alla Sardegna durante il periodo estivo, spende circa 350 euro a/r, per 40 minuti netti di volo, più o meno quanto costa un biglietto per NewYork, che si trova dall’altra parte del mondo.
Se l’Europa non è in grado di far fronte a questa iniquità di trattamento, è un’Europa destinata a non esser compresa dai suoi cittadini.
Sapevate che la Sardegna è l’unica regione italiana a non beneficiare di tratte autostradali, e ad avere appena 427 km di rete ferroviaria attiva di cui solo 50 a doppio binario. Quello che io sostengo è semplice: dobbiamo esser messi nella condizione di spostarci in Sardegna e fuori dalla Sardegna così come ci si sposta nelle regioni del continente europeo.
Una delle mie battaglia personali, sulle quali non transigerò e non accetterò mezze misure, sarà questa legata alla viabilità e ai trasporti, affinché mai più dovremo sentirci isolati nelle nostre isole.
L’Europa che permette questa discriminazione è quella che vogliamo cambiare.
Nel segno della coesione e dell’uguaglianza di opportunità.

 

Andrea Soddu

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