di Romina Mura- segreteria regionale Pd
Ricordo come se fosse ieri, il disorientamento e la rabbia di Davide Serpi, Assessore ai LL.PP. della mia Giunta, quando, la mattina del mio insediamento in Parlamento, nel marzo 2013, trovò, davanti alla porta di casa, dove viveva e vive con la sua anziana madre, un ordigno esplosivo. Anche lui, e attraverso di lui io, lAmministrazione che guido e la Comunità di Sadali, vittima di un vile e a oggi, ancora, impunito atto intimidatorio.
Niente di nuovo sotto il sole. Allora come tante altre volte prima, quando Sindaci, Assessori e Consiglieri, sono stati oggetto di attenzioni criminali. Allora, come tante altre volte dopo. Allora come l´altro ieri. Quando Francesco Fois, Sindaco di Bultei, è stato pesantemente offeso dall’ennesimo ordigno esplosivo. Offeso nella dignità. Di rappresentate delle istituzioni e di uomo.
La maggior parte degli atti intimidatori verificatisi in Sardegna, sono rimasti senza nomi e senza volto. E ogni volta che è successo, e che succede, la sensazione è che, passata l´emotività del momento, l´attentato al Sindaco, all’Assessore, al Consigliere comunale, venga archiviato. Da tutti. Dalla coscienza collettiva e, ahimè, dalla politica.
Lo dico io, che faccio politica a livelli importanti.
Lo dico io, che credo fermamente nelle Istituzioni. Io che non tollero nemmeno il dileggio verbale delle Istituzioni.
Ma fare il Sindaco è altra cosa.
Lo dico io, che sono, innanzitutto, un Sindaco.
Perché l´unico spazio politico che scotta, davvero, è l´Ufficio del Sindaco.
Perché il Sindaco, agli occhi dei cittadini, è tutto. È lo Stato. È la Regione. È la legge. È la speranza. È la sconfitta. È un si, ovvero un no, ai cittadini. È il bersaglio.
In questi anni, sono entrata in contatto, talvolta anche conflittuale ( i Sindaci sono donne e sono uomini, non santi o angeli), con i bisogni, le aspettative, la disperazione, la rabbia, il rancore, la delusione, dei cosiddetti ´cittadini´. Cittadini talvolta solo formalmente. Ma in realtà senza cittadinanza. Non diversamente dagli immigrati.
Lavoro, scuola, attenzione, pane, spazio, cultura, protezione, sicurezza, casa, sport, tolleranza, acqua, calore, decoro urbano, salute, assistenza sociale, verde pubblico, opportunità. Mi hanno chiesto di tutto e di più i miei concittadini. Come tutto e di più hanno chiesto ai colleghi, che amministrano altri Comuni. E mi hanno chiesto queste ed altre cose perché, nella maggior parte dei casi, si fidano di me e si affidano a me. Perché ai loro occhi, il Sindaco è lo Stato che c´è ovvero, lo Stato che non c´è. È sempre il Comune il termine del confronto. E quando il confronto finisce, perché il Comune non ha più ne risposte, ne strumenti, finisce, anche, lo Stato. E finisce la legalità. E quando la prevaricazione ha il sopravvento sulle regole condivise e, in definitiva, sulla comunità, diventa un gioco da ragazzi colpire il bersaglio mobile. Il Sindaco. L´Assessore. Il Consigliere comunale.
Uno dei bersagli che possono essere colpiti, quasi sempre, senza che i responsabili paghino pegno. Come quando, durante la notte, si ´sfasciano´ i lampioni pubblici. Che poi la mattina successiva vengono riparati. O sostituti, se danneggiati definitivamente. Senza che, rispetto all´accaduto, ci si scomponga troppo. E come si fa a individuare il vandalo che ha danneggiato il lampione. È quasi impossibile. Troppo faticoso. E forse non ne vale la pena. Un lampione è sempre e solo un lampione. Non un´opera d´arte. E un sindaco del piccolo comune di un´area interna o svantaggiata, è solo un Sindaco. Non un ministro. O un parlamentare. Le scorte sono roba seria per gente importante e indispensabile. E il Sindaco è solo un lampione!
Si. Il Sindaco è un lampione che illumina gli angoli più nascosti e sconosciuti. Lontani dai riflettori e dalle folle. Lontani dalla grande comunicazione. Angoli di Sardegna e d´Italia che però sono il futuro. Perché sono ambiente, sono cultura, sono storia, sono spazi ancora liberi nei quali costruire sviluppo. E se il lampione si spegne definitivamente, luoghi, spazi e tempi, già oggi invisibili, rischiano di essere archiviati definitivamente, senza appello. Come i Sindaci, gli Assessori e i Consiglieri comunali, vittime di atti intimidatori. Ministro Alfano, non serve che i Prefetti si sostituiscano ai Sindaci per completare l´iter che ci porterà alla gestione associata delle funzioni. Serve che i Prefetti, ma preferirei lo Stato, stiano al fianco dei Sindaci. A proteggerli. Si a proteggerli. Magari con le scorte. Dove servono. Serve che si creino le condizioni affinché le forze dell´ordine possano lavorare con serenità. Magari evitando di fare, rispetto a queste, tagli lineari. Perché ci sono territori e territori. Alcuni di questi non possono essere sguarniti di presidi di polizia e caserme dei carabinieri, come troppe volte, si è fatto in questi anni.
Servono Piani speciali e straordinari contro gli atti intimidatori ai Sindaci. Piani che contengano misure di sicurezza. E attività di educazione alla legalità.
Queste e altre questioni ho posto al Ministro Alfano, nelle interrogazioni presentate stamattina.
Serve poi la POLITICA delle pari opportunità. Perché nessun territorio stia indietro. Perché ogni territorio, possa valorizzare le proprie potenzialità. Perché ogni territorio sia accogliente e coeso. Ma su questo non posso e non possiamo chiamare in causa ne Alfano, ne un astratto Stato lontano. Io, Noi siamo la Politica. Noi dobbiamo dare queste risposte in Sardegna come a Roma.
Je suis Francesco Fois.