Una settimana fa i francesi hanno assistito al completamento del puzzle dei candidati che il prossimo 23 marzo si sfideranno nella corsa alle Presidenziali.
Se a destra il quadro era già completo da veri mesi, con la candidatura data per scontata, della leader del Front National Marine Le Pen e del conservatore François Fillon, tra le schiere dei socialisti la situazione era piuttosto incerta. La decisione di non ricandidarsi presa ai primi di dicembre da parte del presidente uscente François Hollande, ha portato non poche incertezze in un partito socialista piuttosto stremato dall’assenza di una leadership forte nonché dalle varie divisioni interne. Alla vigilia delle primarie svoltesi con il consueto doppio turno, la situazione sembrava dare per favorito l’ex primo ministro Manuel Valls, il quale si era dimesso dall’incarico al fine di preparare al meglio la sua campagna elettorale. La prima tornata, tenuta il 22 gennaio, e il secondo turno svolto la settimana successiva, hanno messo allo scoperto uno scenario piuttosto diverso da quello che gran parte dei leader del partito si aspettavano. La clamorosa sconfitta di Valls è andata a favore del ex “frondista” [1] Benoît Hamon considerato il candidato più di sinistra per il suo programma definito al limite del realizzabile.
Ministro dell’istruzione proprio sotto il governo di Valls, Hamon aveva annunciato la sua candidatura alle primarie nell’agosto del 2016 ma fin da subito era stato scarsamente considerato dai sei sfidanti del partito socialista. La promessa di riduzione dell’orario di lavoro combinata con la volontà di stabilire un salario minimo garantito hanno fatto di lui un outsider, estraneo alla linea politica più vicina ai valori tradizionali adottata da Hollande e Valls. La vittoria di uno degli esponenti della sinistra progressista del partito, ha portato non pochi dissapori tra i socialisti i quali avrebbero preferito un candidato più moderato. Il timore è che Hamon non goda dei consensi sufficienti per imporsi sull’altro esponente del centro sinistra, l’ex ministro dell’economia Emmanuel Macron il quale si è rifiutato di partecipare alle primarie del partito per correre come indipendente.
Stando ai sondaggi è proprio Macron l’unico candidato del centro sinistra in grado di tener testa alla Le Pen e Fillon, in particolare dopo che quest’ultimo è stato implicato in uno scandalo[2] che mette a rischio la sua corsa all’Eliseo.
Il candidato del Partito Socialista ha dunque poche chance di superare il primo turno, rischiando di bissare il triste esito delle elezioni del 2002, nelle quali la scarsa organizzazione e le tensioni interne al partito videro il candidato Jospin incombere in un’amara sconfitta, sopraffatto dal candidato del Front National Jean-Marie Le Pen. E’ proprio il timore di una possibile vittoria al primo turno del Front National che preoccupa socialisti e repubblicani che vedono per la prima volta concretizzarsi il rischio di una presidenza fuori dagli schemi. L’eventuale successo di Marine Le Pen sarebbe una sconfitta clamorosa per i due maggiori partiti francesi nonché portare sul gradino più alto dell’amministrazione francese i valori antieuropeisti e protezionisti incarnati nel Front National.
La sinistra per superare il primo turno dovrà puntare su un’efficace campagna elettorale mettendo da parte scissioni e tensioni interne, convogliando le sue energie verso un candidato che ha tutte le carte in regola per diventare il prossimo Presidente della Repubblica.
Sara Perredda
[1] Ha fatto parte di un gruppo di ministri che lasciò il governo nel 2014
[2] Lo scandalo vede accusata la moglie di Fillon per appropriazione indebita e abuso di ufficio