La Giornata della Memoria è uno dei momenti dell’anno in cui si ricordano le numerose vittime dell’odio nazista, in cui si cerca di fare il possibile per non dimenticare fino a che punto può arrivare la mano dell’uomo che, in preda all’odio e alla superbia, è capace di compiere i crimini più efferati. Ogni 27 gennaio siamo alla ricerca della risposta al perché di questo terribile sterminio, ci chiediamo come sia potuto accadere, come sia stato possibile che la mente umana sia arrivata a perpetrare tali atrocità e mentre cerchiamo di provare a spiegare come sia potuto accadere, promettiamo di far si che la storia non si ripeta.
Siamo convinti di vivere in una sorta di campana di vetro data dalla mera autoconvinzione che certi eventi non accadranno mai più, forti del fatto di essere nel XXI secolo tempo delle libertà, della ragione e del rispetto. Crediamo di essere al sicuro, che nulla potrà permettere che l’astio prevalga sul buonsenso e sull’amore, continuiamo a ricordare il passato sì, ma dandolo per scontato.
Dovremmo aver imparato che con l’odio, con la discriminazione e con la falsa pretesa di essere superiori ci si autodistrugge e invece continuiamo ad inveire contro il migrante che fugge dalla guerra, contro colui che ha una pigmentazione diversa da quella socialmente accettata, contro chi non chiede altro se non un’opportunità che la vita non gli ha mai concesso. Guardiamo alle coste nordafricane, alla Siria, al Medio Oriente, guardiamo le acque del Mediterraneo e chiediamoci se stiamo veramente vivendo il presente memori di ciò che è avvenuto poco più di Settant’anni fa. Emarginare, escludere chi è diverso, reclamare una presunta superiorità il solo fatto di essere nati nella parte apparentemente più fortunata del mondo non ci rende migliori da chi negli anni ’40 additava gli ebrei come esseri inferiori.
Memori del passato avremmo dovuto comprendere che le separazioni non portano nessun beneficio, invece promuoviamo le divisioni in una continua lotta per accaparrarci un presunto senso di superiorità. In un mondo che ora più che mai ha bisogno di costruire ponti e non barriere, assistiamo alla triste ascesa del neo presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump, il quale si è prontamente adoperato per assicurare la costruzione di un muro al confine con il Messico in modo da ridurre in modo considerevole il numero di migranti che giungono negli USA.
Mentre ci prepariamo a trascorrere un altro 27 Gennaio all’insegna del mai più, del ricordo di ciò che non vorremmo che si ripeta, poniamo le basi perché invece accada, screditando e disprezzando i nostri simili. Questo 27 Gennaio cerchiamo di guardare al passato pensando al presente, chiedendoci se stiamo veramente facendo il possibile per evitare che l’odio ci renda ancora una volta ciechi e ci faccia dimenticare che siamo tutti uguali.
Sara Perredda