“La Regione non dimostra a La Maddalena di saper valorizzare quanto già è stato dismesso, la Difesa se lo può anche tenere il deposito di Guardia del Moro perché questa rivendicazione non può appassionarci finché non vedremo una forte iniziativa della Regione da lei guidata sulle grandi strutture polifunzionali che rimangono inutilizzate e continuano drammaticamente a deteriorarsi”. Lo scrive, in una lettera aperta al presidente della Regione Francesco Pigliaru, il segretario cittadino del Pd di La Maddalena, Veronica Corso, entrando nel merito della discussione sulle servitù militari. “Sono stata fra coloro che ha organizzato la sua visita un anno fa, quando ancora era solamente il candidato della coalizione di centrosinistra. Insieme visitammo l’ex Arsenale militare e le altre strutture che avrebbero dovuto ospitare il G8 – scrive Corso -. Ora siamo tutti consapevoli della complessità della situazione, e che i problemi non si risolvono con la bacchetta magica e richiedono impegno, discernimento e serietà, tutte qualità che le riconosciamo. Ma lei in campagna elettorale ha acceso in noi una scintilla di speranza dopo tanta rassegnazione e questa è una responsabilità. Lei nella nostra Isola non è più tornato da allora e l’unica battaglia che le vediamo condurre con forza, che in qualche modo ci lambisce, è quella per Guardia del Moro”.
Pur comprendendo il senso della presa di posizione del governatore (“sappiamo bene che le Servitù militari gravano sulla Sardegna in maniera sproporzionata rispetto alle altre regioni, con tutte le incognite per l’ambiente e per la salute che ne derivano”), Corso sostiene che “questa sacrosanta battaglia di principio si rafforza in credibilità solo se la politica sarda saprà dimostrare che, laddove una importante dismissione c’è stata, è possibile scrivere una pagina nuova di sviluppo. Gli americani hanno ammainato la bandiera nel 2008 e la Difesa italiana ha ceduto alla Regione due strutture straordinarie come l’ex Ospedale militare e l’ex Arsenale militare, rimangono delle opere faraoniche che ora sono in dotazione della Regione e possono ancora costituire il seme di un futuro diverso. Quello della riconversione è un percorso interrotto che deve ripartire.