“L’Europa è un destino comune. Senza quel destino non ci sarà futuro, perché non possiamo reggere la competizione globale se non stando insieme”. Mette al centro il ruolo strategico del progetto comunitario Renato Soru, eurodeputato e Segretario del PD Sardegna, intervenendo al convegno “Un nuovo orizzonte per l’Europa – dalle politiche del rigore a quelle del lavoro e della giustizia sociale“, organizzato a Cagliari dall’associazione Sinistra Dem alla presenza del deputato PD ed ex Presidente del partito Gianni Cuperlo. “In quest’ottica la cessione di quote di sovranità passa in secondo piano rispetto alla condivisione di decisioni e al raggiungimento di obbiettivi comuni”.
“Uno di questi obbiettivi è appunto la crescita”, ha detto Soru ricordando il ruolo positivo giocato in questi mesi dal gruppo dei Socialisti e Democratici europei verso la moderazione del rigore ed una maggiore spinta alla flessibilità e alla crescita: “Per questo motivo è nato il Piano Juncker. In questo momento”, ha aggiunto il Segretario del PD “è in atto una discussione che riguarda la Sardegna: io dico che la nostra isola non è sufficientemente presente nel piano d’investimenti europeo”.
Tornando al tema rigore vs flessibilità, Soru ha parlato del caso ellenico. “Dalla Grecia si è alzato un grido, che ci dice come l’eccesso di rigore, che guarda solo ai vincoli di bilancio e non alle dinamiche sociali può essere pericoloso”. Il tema non è quello di non rispettare le regole o di non pagare il conto dovuto , precisa Soru: tant’è che anche la Grecia ha dovuto mediare con le istituzioni europee, facendo un bagno di realtà. “Ma bisogna chiedersi, quando il conto arriva, quanto sia accettabile la brutalità del creditore rispetto alle difficoltà del debitore”. Ovvero, quanto debba pesare il debito sulle spalle di una popolazione intera che non ha colpa per gli errori commessi dai suoi governanti. Esempio illuminante è quello del Mercante di Venezia, dove, davanti alla pretesa di un esoso creditore, il giudice saggio sentenzia che il pagamento consistente “in una libbra di carne” sia esigibile solo a patto che non si versi una sola goccia di sangue del debitore. E’ questa la declinazione contemporanea della morale shakespeariana: “Va trovato il giusto equilibrio fra il diritto del creditore e l’esigenza di sopravvivenza del debitore in difficoltà. Non va versato il sangue di un’intera popolazione ridotta allo stremo” chiosa Soru, rimandando alla ricerca di una soluzione politica, prima ancora che economica, del divario europeo .