(portotorres24.it)
PORTO TORRES – Nel maggio 2011 la firma del protocollo d’intesa, tra Governo, Istituzioni sarde, Novamont ed Eni (con le sue controllate Versalis, Syndial ed Enipower) per la creazione di un polo di “chimica verde” nel territorio di Porto Torres ha posto fine ad un capitolo importante della storia economica, sociale e culturale della Sardegna. «Enti locali, istituzioni e sindacati hanno accettato la chiusura degli impianti chimici, solo a patto che quello stesso territorio potesse ospitare una nuova fase dell’industria, quella sostenibile e compatibile con l’ambiente», così il presidente della direzione provinciale Pd Sassari, Luciano Mura con una relazione introduttiva al convegno intitolato “Da Porto Torres un nuovo modello di sviluppo compatibile: quali politiche pubbliche?”, tenutosi ieri, venerdì 13 febbraio a Sassari.
All’incontro erano presenti Maria Grazia Piras, assessore regionale all’industria; Massimo Carpinelli, magnifico rettore università di Sassari; Antonello Cabras, presidente Fondazione Banco di Sardegna; Catia Bastoli, amministratore delegato Matrica; Luigi Saba, direttore Coldiretti Sardegna; Giovanni Squitieri, amministratore delegato Invitalia attività produttive e Renato Soru, segretario regionale Pd Sardegna. Se quel ciclo di investimenti e di costruzione degli impianti si concluderà nel 2017, «domanda legittima dopo la notizia dell’abbondono del progetto di costruzione della centrale a biomasse, autorizzata dalla Ras lo scorso mese di maggio. Un investimento da oltre 250 milioni di euro, che Eni ci assicurò non slegato dall’intero progetto, – spiega Mura – sarebbe non utile nascondere la preoccupazione di molti sul processo di riconversione industriale dell’area di Porto Torres che potrebbe limitarsi essenzialmente alle attività di bonifica». Pertanto, il presidente della direzione provinciale Pd, invita tutti i soggetti coinvolti, in particolare il gruppo Eni Syndial, ad un maggiore impegno nella realizzazione degli importanti interventi di disinquinamento al fine del ripristino di condizioni naturali nei terreni e nelle falde oggi pesantemente compromessi.
Il progetto Matrica rappresenta una nuova opportunità per la filiera agricola e industriale della Sardegna. La sperimentazione iniziata nell’autunno 2011 con la semina in terreni marginali della Nurra e in Ottana, è proseguita anche in questi anni con ulteriori semine in aree e terreni non più coltivati da alcuni anni, innescando interesse e un crescente coinvolgimento degli attori agricoli locali con accordi sottoscritti anche a livello nazionale, come accaduto recentemente. Il cardo però non è soltanto biomassa e olio che verrà utilizzata da Matrìca, ma anche sostanze ad alto valore aggiunto, farina proteica e polline. La filiera del cardo ne incontra così altre due: quella del latte ovino e caprino e quella del miele. Il Presidente Pigliaru ha dichiarato nel suo recente incontro a Porto Torres che “sull’ intera visione di sviluppo dell’area ci sarà una forte regia regionale ma deve esserci nello stesso tempo un forte protagonismo da parte del territorio“.
«Condividiamo questa impostazione ma il tavolo non può essere solo un confronto con Eni o Novamont ma deve permettere a tutti gli attori sottoscrittori del Protocollo della Chimica verde di valutare lo stato degli investimenti», ha aggiunto, Luciano Mura. E’ però fondamentale tenere presente che gli impianti di Matrìca si insedieranno su un’area di complessivi 27 ettari, rispetto ai 1259 totali di proprietà Eni-Syndial. A regime, secondo i programmi, soltanto nel 2017 le unità lavorative impiegate saranno 270. Un numero largamente inferiore a coloro che invece il lavoro l’hanno perso con la chiusura di otto dei nove impianti dell’ex petrolchimica.
«Richiedere il riconoscimento di area di crisi industriale complessa, significa usufruire di finanziamenti nazionali straordinari tesi ad intervenire sui fabbisogni anche infrastrutturali, – sostiene Mura – riqualificare le aree interessate, riconvertire le aree industriali dismesse, rioccupare gli addetti in esubero attraverso un Piano di Riconversione e Riqualificazione industriale (Prri), per dare vita ad una “offerta localizzativa” dell’area che possa portare investimenti e nuova propulsione all’economia del nostro territorio coinvolgendo tutti i soggetti del mercato del lavoro locale». Questa, secondo Mura, sarebbe la più adeguata e utile proposta «non solo per fugare timori e preoccupazioni contingenti, ma soprattutto per dare vita ad un progetto organico, un Piano per la bonifica e il rilancio industriale dell’Area del Nord Ovest», conclude il Presidente della direzione provinciale Pd, Mura.