(linkoristano.it)
Il Partito democratico sardo apre il confronto sul piano energetico regionale. Questo pomeriggio a Oristano la direzione regionale del partito ha avviato la discussione su un documento di una decina di pagine predisposto da diversi tavoli tecnici interni allo stesso Pd. Un documento illustrato da Chicco Porcu, che sarà ora oggetto di approfondimento ulteriore, prima di tornare in direzione per l’approvazione definitiva, come ha spiegato il segretario regionale Renato Soru, chiudendo i lavori della riunione di direzione alla quale hanno preso parte anche alcuni esponenti della Giunta regionale.
Il documento del Pd propone che già a partire dai prossimi mesi si lavori per una “Sardegna Carbon free nel 2040” e che l’Isola per quella data “sia in grado di ricavare almeno l’80% del proprio fabbisogno energetico complessivo (elettricità, calore, trasporti) dal sole, dal vento, dall’idroelettrico, dalle biomasse e da altre fonti rinnovabili”.
Il documento disegna una regione “dove l’energia prodotta da fonti rinnovabili di piccola taglia, parzialmente stoccata anche sotto forma di idrogeno, viene distribuita quando serve, attraverso una internet dell’elettricità verde che, con reti intelligenti, scambia le produzioni e modula i carichi evitando gli sprechi nel trasferimento e nella distribuzione dell’energia”.
Un riferimento in questo disegno del Pd sardo anche al patrimonio urbanistico, a partire da quello pubblico, perché “sia riqualificato energeticamente con un drastico abbattimento dei costi termici ed elettrici”. E un altro riferimento ai trasporti, a cominciare da quelli pubblici a corto raggio, perché “siano alimentati da fonte elettrica con sistemi di stoccaggio flessibili e diffusi”.
Secondo il documento del Pd regionale la Sardegna deve smettere “di essere terra di estrazione di risorse naturali” e diventare “gestore della propria filiera energetica, valorizzando le competenze presenti nel settore dell’ICT per affrontare da protagonista la nuova frontiera, ovvero, la Terza Rivoluzione Industriale – che si sta aprendo dalla integrazione tra Internet delle Comunicazioni, Internet dell’Energia e Internet della Logistica”.
“Il punto di partenza per il nuovo modello è quello di orientare la politica energetica principalmente sulla gestione dell’energia e non sulla sua produzione”, si legge nel documento elaborato dal Pd sardo. “Il nuovo paradigma energetico dovrà prevedere che l’energia si produce, solo e sempre, dove si consuma. L’Energia deve essere, quindi, prodotta, a Km zero, nelle forme più consone alla realtà locale anche in termini sociali, paesaggistici e ambientali”.
Un capitolo a parte per il metano. Il Pd sardo stima nell’Isola un fabbisogno tra i 250 e i 400 milioni di metri cubi di gas metano all’anno.
“La strada più semplice e flessibile da percorrere per il sistema energetico della Sardegna”, secondo il documento del Pd, è “l’approvvigionamento di gas metano via mare allo stato di Gas Naturale Liquido (GNL in inglese Liquid Natural Gas – LNG)”.
“Tale soluzione consente di minimizzare gli investimenti e, quindi, gli oneri da ammortizzare entro il 2040, consentendo di accompagnare il percorso verso la decarbonizzazione dell’economia sarda, in tempi brevi e senza l’impegno di ingenti risorse economiche”.
Secondo il documento elaborato all’interno del Partito democratico sardo la struttura di approvvigionamento e di stoccaggio andrà regolamentata in modo da definire il perimetro di competenza pubblica. “La sua realizzazione e gestione”, si legge nel documento, “potrà essere curata da un partenariato pubblico privato, possibilmente in regime di project financing, in modo da mitigare il costo pubblico dell’investimento, rispettare le Direttive europee sulla concorrenza e garantire, a tutti i distributori a valle del sistema di stoccaggio, un accesso alla materia prima a costi competitivi”.
La metanizzazione di oltre il 70% delle utenze della Sardegna, prevede il documento del Pd, “farà automaticamente ricadere la Sardegna nell’ambito tariffario regolato dall’Autorità per l’Energia e per il gas garantendo, in tutte le circostanze, l’utente finale da speculazioni rese possibili da eventuali posizioni dominanti (da monopoli o oligopoli) di singoli operatori energetici”.