Il taglio alle pluriclassi, così come lo ha pensato la giunta di Francesco Pigliaru, non piace al Pd. I democratici hanno acceso il semaforo arancione anche a Milis, dove sabato il leader Renato Soru ha riunito il partito per l’iniziativa “Laboratorio Sardegna”. La segreteria era al completo. E Andrea Murgia, responsabile regionale dell’Economia, ha ribadito su Facebook la posizione del Pd. Con un post breve. “Se chiudete una scuola, uccidete un Paese. Punto”, ha scritto.
Murgia, che fa, attacca la Giunta?
Assolutamente no. Come ribadito a Milis, il Pd è il più fedele e il più importante alleato di questo Esecutivo.
E il post allora?
Vengo da un paese (Seulo), ne sono stato sradicato, so cosa significa la lenta decadenza di una comunità che perde ogni giorno qualcosa. È anche un grido di fastidio perché siamo sempre i perdenti di questo mondo globalizzato, sconfitti dalla recessione. Per questo dico che un territorio è uno spazio molto più complesso rispetto a una valutazione numerica. E non può essere escluso da certi processi. Mi viene da dire che Keynes, forse, non è mai stato ad Esterzili.
In un’intervista a sardiniapost.it l’assessore alla Pubblica istruzione, Claudia Firino, ha detto che si va via dai piccoli centri perché manca il lavoro, non perché si taglia una pluriclasse.
Il discorso, secondo me, è più ampio. Allo spopolamento concorrono diversi fattori, non è solo un problema di lavoro. Dai piccoli Comuni si scappa, letteralmente, perché manca una serie di servizi: dai collegamenti agli ospedali, passando per la scuola.
Le 29 pluriclassi tagliate dalla Giunta si trovano in Comuni che distano massimo 12 chilometri dai centri più vicini. Nemmeno così va bene?
Io credo che i territori sardi siano maturi per organizzare una nuova rete di servizi, finalmente efficiente. Ma per fare questo, occorre un riassetto complessivo del sistema locale, non hanno senso le azioni isolate.
Come si fa?
Ascoltando i territori.
L’assessore Firino, sorpresa anche lei dalla reazione di certi sindaci, ha spiegato che la condivisione c’è stata.
Può darsi che in qualche caso serva un supplemento di confronto. È una questione di approccio. Per ridefinire gli equilibri tra Comuni va aperta la discussione sulla totalità dei servizi. Scuola, istruzione e viabilità, appunto, così come l’aveva proposta l’ex ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, con la strategia per le aree interne.
L’accorpamento dei servi nei piccoli Comuni era scritto anche nel vostro programma elettorale. La Giunta sta esercitando una delega rispetto a quell’obiettivo condiviso.
Se andiamo in giro per la Sardegna, rileviamo che le amministrazioni hanno unito le forze sullo smaltimento dei rifiuti, per esempio. Ma poi ci si accorge che la tassa comunale ha prezzi elevatissimi perché in Sardegna è alto il costo di smaltimento. Ciò vuol dire che non basta fare rete nella gestione di un servizio, se il problema è a monte.
A Milis il Pd ha ufficialmente stoppato il piano di dimensionamento?
Abbiamo detto che serve ancora discuterne. La razionalizzazione della scuola non può passare esclusivamente da un foglio Excel. E, a maggior ragione, se il Piano è buono, diventa un vantaggio per tutti continuare il confronto ancora per qualche giorno.
Per evitare disagi alle famiglie, la Giunta ha previsto un servizio di scuolabus, totalmente a carico della Regione. Non è sufficiente?
È uno sforzo positivo, ma la mobilità è uno dei fattori che influenza il rendimento.
Ma sono massimo 12 chilometri.
Chiudere un presidio scolastico significa tagliare relazioni.
L’assessore Firino dice che le pluriclassi, in termini di didattica, non sono buona scuola.
Non sono un esperto di istruzione. Ma chi lo è, storce il naso davanti a questa certezza. Non sarebbe così fallimentare l’esperienza delle pluriclassi.
Sul piano di dimensionamento la posizione finale del Pd qual è?
L’orientamento del partito è sostenere il diritto allo studio nelle forme più alte possibili.
Se ogni scelta va ridiscussa decine di volte, si finirebbe per non decidere mai.
Non credo che dieci giorni, ma anche un mese di confronto in più, cambino le sorti della Sardegna. Di certo, va fermata la cattiva politica degli ultimi anni che ha spinto centinaia di sardi ad abbandonare i piccoli Comuni. Una scuola è un patrimonio collettivo. Lo sviluppo si costruisce armonizzando le diverse esigenze. Ma più ancora, non si può accettare la sola logica delle economie di scala, o ridurre tutto alla misurazione della massa critica.