Politica: Più controllo: il caso approda anche in Parlamento (L’unione sarda)

La notizia dell’attentato al primo cittadino di Bultei arriva anche dentro l’aula della Camera. Lo fa con due interrogazioni parlamentari scritte dalla deputata del Pd Romina Mura e indirizzate al premier Renzi e al ministro degli Interni Alfano. La parlamentare sarda, nella doppia veste di sindaco di Sadali, ha chiesto maggiore sostegno agli amministratori locali minacciati da intimidazioni criminali, sollecitando un intervento dello Stato anche tramite l’impiego di uomini e mezzi per far loro da scorta. «Gli attentati agli amministratori pubblici sono una piaga che colpisce la Sardegna da moltissimi anni – si legge nel documento – e in particolare nelle zone interne dell’isola dove i problemi di natura economica e sociali sono aggravati anche da una presenza dello Stato che con il trascorrere del tempo si è indebolita». Nell’interrogazione la parlamentare non dimentica i tagli alla sicurezza voluti proprio dall’esecutivo. Gli stessi tagli che «stanno lasciando alcuni territori dell’isola con presidi di Polizia e Carabinieri del tutto insufficienti in un clima di tensione per l’impossibilità delle amministrazioni di poter svolgere le loro funzioni in piena sicurezza». Da questi presupposti la Mura avanza così la richiesta rivolta al ministro Alfano di un rafforzamento dei presidi delle forze dell’ordine nei centri più a rischio. «Non serve che i prefetti si sostituiscano ai sindaci per completare l’iter che ci porterà alla gestione associata delle funzioni», spiega l’esponente della Camera, «serve che i prefetti, ma preferirei lo Stato, stiano invece al fianco dei sindaci per proteggerli, magari con le scorte dove servono». La questione degli accorpamenti delle funzioni dei piccoli comuni è il tema centrale della seconda interrogazione nella quale la Mura critica la solerzia con cui Roma ha chiesto ai piccoli centri di adeguarsi alla circolare sull’esercizio obbligatorio in forma associata delle funzioni fondamentali, mediante unioni o convenzioni. I comuni sotto i 5000 abitanti, infatti, entro il 31 dicembre 2014 avrebbero dovuto consorziarsi per economizzare le risorse e raggruppare servizi di pubblica utilità come polizia locale, protezione civile e catasto. Un obbligo invece inaccettabile in una regione a Statuto speciale – sostiene la Mura – e «irricevibile dal punto di vista politico perché si accanisce contro i piccoli comuni e quei sindaci delle zone interne che sono l’ultimo, e a volte unico, presidio istituzionale mettendo a repentaglio la vita per il bene della collettività e il benessere delle comunità».

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