Politica: Scanu: «Per l’Isola farà cose importanti» (L’unione sarda)

Gian Piero Scanu, nato a Telti 61 anni fa, politico di lungo corso, oggi deputato del Partito democratico, racconta della sua amicizia con il neo presidente della Repubblica e ne fa un ritratto pieno di affetto, ottimismo e speranza. LA CONOSCENZA «Siamo stati colleghi nella dodicesima legislatura, dal ’94 al ’96, poi io sono uscito dal Parlamento ma ho mantenuto con lui rapporti molto cordiali, che naturalmente coinvolgono anche un mio fraterno amico, Antonello Soro, del quale il presidente Mattarella è amico speciale. A Roma ci siamo visti tante volte, noi tre, pranzi frugali, a parlare di politica o soltanto per il piacere di stare assieme». L’UOMO «Timido? No, non direi. Rispettoso invece. Quella che viene letta erroneamente come difficoltà nell’approccio a me appare come un grande rispetto dell’interlocutore che ha davanti. È molto prudente nel giudicare gli altri, e poco incline a parlare di persone che non sono presenti. Certamente è una persona estranea alla seduzione dell’apparenza, anzi, in certi casi sembra che faccia tutto il possibile per essere invisibile, o addirittura per scomparire». LA “NORMALITÀ” «Dicono sia sobrio, sì, confermo, ma non è vero che non ride mai, è capitato tante volte di ridere e scherzare. Mi piace definirlo normale, una cosa rara di questi tempi. Affabile, di grandi conoscenze e competenze, non ostenta, non gli ho mai sentito dire “questo lo so io”, anzi, bisogna spronarlo, invitarlo a dare risposte e interpretazioni». LA RELIGIONE «È cattolico, e credo abbia una robusta fede, ma anche in questo è sobrio, come si conviene a chi sia consapevole che la fede è un rapporto diretto e personale con il dio in cui si crede. Allo stesso tempo è laico, cioè ha l’attitudine ad accettare tutti coloro che la pensano diversamente e soprattutto a non fare della fede una fonte di pregiudizio». UN RICORDO SPECIALE «Io ero stato eletto alla Camera, nel 1994, avevo appena concluso la mia esperienza di sindaco di Olbia. Un paio di giorni dopo l’elezione ricevo una telefonata: “ciao, sono Sergio Mattarella”. Gli rispondo: “E io sono Benigno Zaccagnini”, convinto che fosse uno scherzo. Invece era lui, stava contattando i nuovi eletti. Poco prima c’era stato lo scioglimento della Democrazia Cristiana e la fondazione del Partito Popolare, eravamo passati dalle dimensioni di una balena a quelle di un delfino, veramente pochi rispetto ai numeri precedenti. Ecco, lui offriva un punto di riferimento a noi new entry , molto disorientati. Anche perché Mino Martinazzoli, aveva ritenuto di non dover tornare a Roma a fare il segretario. Questa è stata la prima volta che ho avuto a che fare con Mattarella». CHE PRESIDENTE SARÀ «Non sarà invisibile, e questo gli costerà molto, perché la ritrosìa all’esibizione ce l’ha per davvero. Ma siccome ha un altissimo senso del dovere starà in mezzo alla gente, e nel caso di un presidente della Repubblica non è un qualcosa di accessorio. Sarà un settennato pieno, che lascerà il segno per una ricostruzione del rapporto fra il paese e le istituzioni. Ne trarrà vantaggio la politica, non solo perché certe disinvolture che abbiamo subìto negli ultimi vent’anni non saranno più rese possibili, ma perché l’italiano, soprattutto chi ha mezzi economici, dovrà tenerne conto. La legalità ci guadagnerà». IL LEGAME CON L’ISOLA «Ho sperimentato il suo attaccamento sincero alla Sardegna e sono sicuro che non mancherà di confermarlo con manifestazioni concrete, utili e importanti».

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