QUESTIONE DI GENERE, QUESTIONE DI DEMOCRAZIA

di Rita Corda

 

La Regione Sardegna ha pubblicato un bando scaduto il 30 Settembre 2016 finalizzato alla selezione di candidate per procedere al rinnovo della Commissione Regionale Pari Opportunità.

Ricordiamo che la CPO  fu istituita con legge regionale 13 Giugno 1989, n. 39, sulla spinta dei  movimenti femminili dei partiti, dell’associazionismo  di donne che  posero con forza la necessità  per la Regione Sardegna di dotarsi di una commissione pari opportunità per rispondere all’obiettivo di eliminare o almeno ridurre le conseguenze sfavorevoli derivanti dall’appartenenza al genere femminile segnato da uno svantaggio sistemico caratterizzato da: sotto rappresentanza istituzionale; sottoccupazione; doppio lavoro (a casa e fuori casa); carico del lavoro di cura esclusivamente sulle donne; disparità di retribuzione a parità di lavoro con l’uomo.

Nei suoi lunghi anni di applicazione la commissione poco o niente ha potuto fare per eliminare o rimuovere gli ostacoli alla realizzazione della parità perché è una commissione senza potere sia decisionale che finanziario, ma solo di una funzione consultiva che non è servita al cambiamento; viceversa le condizioni strutturali di svantaggio delle donne non solo persistono ma sono anche peggiorate.

Appare quanto mai urgente aprire una riflessione sul ruolo e la funzione della commissione pari opportunità, alla luce della evoluzione della normativa e delle politiche di parità in Italia e in Europa.  Vanno ripensati strumenti e/o organismi che possano essere utilizzati dalla Regione per raggiungere gli obbiettivi di parità; di certo deve essere superata una CPO che, nata nel 1989, appare oramai  obsoleta e perfino dannosa nel confermare la marginalità del ruolo delle donne.

Oggi è tempo che la giunta Regionale assuma il gender mainstreaming nella propria azione di governo e metta in campo azioni concrete per rimuovere gli ostacoli e ogni forma di discriminazione diretta e indiretta nei confronti delle donne per promuovere pari opportunità.

Infatti, se il Governo regionale vuole realizzare pari opportunità per tutti, deve compiere un passo in avanti: assumere la differenza di genere tra i criteri di interpretazione della realtà sociale della Sardegna, programmando azioni concrete per ridurre le disuguaglianze e valorizzare la risorsa femminile in chiave di crescita economica ed equilibrato sviluppo locale.

Promuovere politiche di genere non si esaurisce nell’attivazione di misure e interventi specifici rivolti alle donne e finalizzati alle pari opportunità; significa anche valutare sistematicamente secondo un’ottica di genere quale sarà l’impatto di qualsiasi politica nei diversi ambiti del governo regionale: da quello economico a quello sociale o ambientale.

L’introduzione del mainstreaming di genere in Europa ha permesso di evidenziare come le pari opportunità tra uomini e donne sono il fondamento del percorso democratico e di equità sociale.  L’applicazione della prospettiva di genere nella programmazione economica e nelle analisi di bilancio dell’amministrazione regionale consente infatti di verificare il diverso impatto che programmi e strategie hanno rispettivamente sulle donne e sugli uomini, nella consapevolezza che diverso è il loro ruolo nella famiglia, nella economia nella società.

Consiste essenzialmente in questo l’assunzione del principio di gender mainstreaming all’interno dei principali strumenti programmatici della Regione Sardegna: la sua applicazione rende ogni intervento più efficace, corretto, equo e valorizza al meglio le pari opportunità come accesso e partecipazione alla vita sociale ed economica da parte delle cittadine e dei cittadini. Non si tratta di un singolo progetto ma di un’azione di sistema strettamente connessa alla sfera di programmazione delle politiche regionali in materia di pari opportunità:  dall’adozione del Bilancio di Genere ad una legge regionale sulle politiche di conciliazione, dall’adozione di linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo all’educazione sessuale e alla non violenza nelle nostre scuole; dalla definizione di una nuova legge regionale sulla formazione professionale a un piano regionale integrato di strutture per la prima infanzia e, più in generale, a un nuovo welfare.

Si tratta evidentemente di un approccio di grande complessità che non si costruisce sulla base di una generica sensibilità culturale, e che richiede la capacità di passare a una concreta operatività politica e amministrativa. Sono pertanto maturi i tempi perché in questa legislatura le funzioni in materia di pari opportunità vengano pienamente integrate nell’Azione di Governo, attribuendo una specifica Delega Assessoriale, con l’obiettivo di promuovere l’ottica di Genere in tutte le politiche e le azioni Regionali, rivisitando conseguentemente funzioni e compiti fino ad oggi svolti dalla Commissione Regionale Pari Opportunità.

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