Renato Soru: «Noi sardi non moriremo poveri» (La Nuova Sardegna)

MILIS. Una fabbrica di idee per aiutare la Sardegna a uscire dalla crisi, il Laboratorio Sardegna organizzato dal Partito democratico a Milis nelle stanze e nei saloni del Palazzo Boyl. Dai sette tavoli tematici su ambiente e urbanistica, sanità e sociale, cultura, istruzione, diritti di cittadinanza, qualità amministrativa, politiche di sviluppo, idee ne sono arrivate tantissime – anche se forse nessuna decisiva – nelle sintesi finali dei coordinatori che hanno preceduto le conclusioni del segretario Renato Soru.

Il segretario regionale del Pd ha colto l’occasione per dare la carica al partito e attraverso il partito anche a tutta la Sardegna, per mandare qualche messaggio al presidente della Regione e che comunque ha tirato le sue conclusioni all’insegna dell’ottimismo.

«Non siamo condannati a morire poveri. Questo mondo è cambiato e dà ai sardi una meravigliosa opportunità che può essere colta», ha detto Soru spiegando che in questo mondo che non è più lo stesso di 20 anni fa, anche il mare finora considerato come un ostacolo può essere ed è una opportunità che i sardi devono cogliere. «Dobbiamo mobilitare ogni forza, ogni energia e ogni capacità della Sardegna per uscire dalla crisi», ha aggiunto.

Sicuramente meno ottimista il coordinatore del tavolo tematico sulle Politiche di sviluppo. Andrea Murgia ha fatto un quadro drammatico della situazione: 264mila disoccupati, il 25 per cento delle famiglie a rischio povertà. «La Sardegna che uscirà dalla recessione sarà completamente diversa da quella che conoscevano, migliore o peggiore dipende dalla nostra politica». Dal suo tavolo nessuna soluzione e nessuna idea vincente: «Ci siamo arresi, dobbiamo ricominciare a ragionare».

Nessun problema per Soru, soddisfattissimo per il successo dell’iniziativa, che ha rischiato di saltare per le previsioni meteo che non promettevano niente di buono per la giornata di ieri e per le oltre 300 presenze registrate, comprese quelle di una folta schiera di parlamentari, assessori, dirigenti e amministratori locali. «Il Pd è l’unica grande infrastruttura democratica al servizio di questa regione» ha detto parafrasando il segretario nazionale Renzi e invitando i segretari provinciali, tutti presenti, a rilanciare l’iniziativa nei rispettivi territori. «Siamo in campo e dobbiamo far emergere la nostra idea di Sardegna del futuro» ha proseguito prima di avviarsi davvero alla conclusione lanciando un messaggio molto chiaro anche se dai toni morbidissimi al presidente della Regione Francesco Pigliaru: «Siamo il maggiore azionista di questa maggioranza, siamo alleati solidi e leali di questa giunta regionale, ma dobbiamo fargli arrivare la nostra voce, la nostra intelligenza e le nostre speranze».

I lavori del Laboratorio Sardegna erano cominciati a metà mattinata: tra i tavoli tematici più affollati quelli su ambiente e urbanistica, sanità e cultura. Ambiente e urbanistica ha proseguito anche dopo la pausa pranzo (a chilometri zero) ma ha dovuto interromperli per lasciare la sala alla sessione plenaria. «Sul Piano gestione rifiuti siamo molto indietro», ha lamentato nella sua sintesi il coordinatore. Per la sanità l’obiettivo è fare la più grande riforma sanitaria degli ultimi decenni. La qualità amministrativa invece si misura con il taglio dei nodi della burocrazia che solo alle imprese costano ben 39 miliardi. Per i diritti di cittadinanza la Regione dovrebbe ritagliarsi il suo spazio di autonomia e far valere la sua specialità come ha fatto la provincia di Trento. Istruzione: il tema scottante è quello attualissimo del dimensionamento scolastico. Gli dedica una battuta anche Soru: «Non si risolve con Excel, dobbiamo decidere noi». Poi c’è la Cultura: «È stato un cavallo di battaglia della nostra campagna elettorale, ma stavolta al governo ci siamo noi e qualche risposta la dobbiamo dare», ha sintetizzato la coordinatrice del tavolo Dolores Lai.

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