Garantire qualità, appropriatezza, continuità delle cure in un contesto di interazione costante fra ospedale e territorio. Oltre alla razionalizzazione, la riorganizzazione della rete ospedaliera in Sardegna prevede oggi un’altra grande sfida, quella dell’integrazione socio sanitaria: bisogna riprendere e portare a compimento l’ intuizione che fu della giunta Soru con Nerina Dirindin assessore, immaginata allora con il coinvolgimento attivo dei territori attraverso l’ossatura dei Plus, poi abbandonata dal centro destra.
Un percorso da riprendere, in modo ragionato, per colmare un’impasse durata troppi anni, ed in cui il Partito Democratico della Sardegna vuole essere protagonista attento e partecipe. Per questo, il PD ha deciso di istituire un proprio Tavolo per le politiche sociali e sociosanitarie.
L’annuncio è stato dato ieri dal responsabile Sanità del partito Giuseppe Frau, nell’ambito del Laboratorio Salute del PD Sardegna, al quale hanno partecipato, fra gli altri, il sociologo Remo Siza (già direttore generale delle Politiche Sociali della Regione Sardegna, oggi qualificato consulente dell’assessorato regionale guidato da Luigi Arru) e Marco Espa, tra i protagonisti delle battaglie per l’ attuazione della legge 162 in Sardegna.
Il senso dell’iniziativa- “La deliberazione 38/12 del 28 luglio prevede un’ampia consultazione sulla riorganizzazione della rete ospedaliera: il PD la farà a partire da lunedì 3 agosto, quando, nella sede regionale del partito a Cagliari, promuoverà un nuovo incontro questa volta con l’assessore Luigi Arru” , spiega Giuseppe Frau. “Iniziative di ascolto saranno programmate anche nei territori”, prosegue l’esponente della Segreteria democratica, “comprendendo sindaci, esponenti e rappresentanti delle categorie mediche, associazioni, sindacati”. Ancora: “Le grandi riforme si fanno grazie ad una grande condivisione per questo è giusto aprire un confronto con le parti sociali per costruire un servizio sanitario che risponda sempre meglio ai crescenti bisogni di salute dei sardi”.
Intervenuto subito dopo Frau, Remo Siza ha sottolineato la necessità di riorganizzare il sistema ripartendo da obbiettivi e percorsi chiari: “Un programma non può essere esteso a settori e target diversi da quelli per cui era stato pensato, come è accaduto negli anni del centro destra in Sardegna. E’ necessario ricucire questo sfilacciamento”, prosegue Siza, “per poter eliminare la confusione su finalità da raggiungere e risultati da misurare”. Cita il lavoro dei PLUS: “Nonostante la presenza di strumenti legislativi anche molto raffinati l’integrazione socio-sanitaria in Sardegna non è ancora una realtà compiuta: la finalità della legge era quella della programmazione integrata dei servizi in ambito socio-sanitario”. “Dieci anni dopo”, conclude Siza, “è inevitabile fare una ricognizione dei provvedimenti che funzionano e di quelli che non hanno funzionato” riprendendo il percorso interrotto per adeguare l’offerta ad una domanda di sanità e di assistenza sempre più complessa.
Anche per l’esponente PD Marco Espa il punto di partenza non può che essere quello della storia scritta dal centro sinistra negli anni passati in tema di sanità e politiche sociali: la Sardegna è oggi la quarta regione a livello nazionale per risorse pro-capite investite sul sociale. Considerando gli stanziamenti in rapporto al PIL siamo addirittura i primi in Italia, con un valore dell’1,10% che ha subito un drastico incremento ancora una volta negli anni della passata giunta di centro sinistra: dallo 0,5% del 2004 all’1,8 del 2009. Da qui occorre ripartire per poi migliorare l’offerta e adeguarla alle esigenze di oggi.
Gli altri interventi- Diversi gli interventi susseguitisi nel corso del dibattito: per Angela Quaquero l’accreditamento va fatto a partire dall’attenzione alla qualità dei servizi erogati, e non solo ai criteri di risparmio. Bisogna poi favorire quei processi spontanei di aggregazione che –con o senza affiancamento assistenziale-producono esperienza positiva nei territori, e garantire attenzione anche alle fasce di adolescenza “non necessariamente problematica”. Gigi Minerba, assessore alle politiche Sociali di Cagliari, è convinto che al centro dell’azione dell’esecutivo regionale vadano messe le politiche sociali, ampiamente intese: “Occorre mettere in primo piano la persona coi suoi diritti e i suoi bisogni, e costruire politiche chiare a livello regionale”. Minerba cita tre assi strategici: emergenza minori, rapporto fra centro e periferia, rapporto fra Regione ed Enti locali.
Per il medico Paolo Castaldi non bisogna depotenziare il territorio, perché gli apparenti risparmi potrebbero poi tradursi in maggiori costi: “Oggi la Asl 8 ha 100 malati sul territorio che equivalgono al costo di un posto di rianimazione. Attenzione quindi a non smontare ciò che funziona”.
Caterina Deidda ritiene centrale il ruolo delle politiche sociali, a partire dalle politiche giovanili e dai centri antiviolenza: “I 900 mila euro stanziati su questo capitolo sono pochi”, ha stigmatizzato l’esponente PD, che ha ricordato anche le difficoltà in cui versano gli enti locali, “allo stremo per mancanza di risorse e impossibilitati a rispondere alle domande del cittadino con una programmazione che dovrebbe essere congiunta”.