(L’unione Sarda)
Il presidente Pigliaru tira un sospiro di sollievo e supera senza cadute il conclave del centrosinistra a Sanluri. Anzi, il numero uno della Giunta si sente «più rafforzato dopo questo incontro». Teorema confermato anche dal segretario del Pd, Renato Soru con una precisazione: «Il capo della coalizione, per quanto riguarda le istituzioni, è il presidente Pigliaru». Salvo anche l’esecutivo che, per ora, rimane in sella. Durante il maxi raduno non sono mancati momenti di tensione ma a fine giornata, complice il caldo e le tappe troppo forzate per i tempi della politica, nessuno ha voglia di parlare di “rimpasto”. Anzi, è lo stesso Pigliaru a ribadire la priorità della riforma della Regione, «in agenda a settembre», e dopo «si parlerà di assessorati perché potrebbero essere anche meno». Se “rimpasto” è la parola proibita, altrettanto non è per “fiducia”, utilizzata più volte nei numerosi interventi. I DUE BIG Per capire la trama del conclave è necessario partire dalla fine, ossia quando i due “big” della coalizione concludono i lavori. Le prime parole di Soru danno le responsabilità di un centrosinistra che non funziona bene a tutti i suoi rappresentanti. «Siamo isolati, il nostro mondo fatto di parlamentari, consiglieri regionali e comunali, non arriva più ai cittadini. Per recuperare il rapporto serve l’aiuto di tutti». Certo, il fatto che il segretario democratico si soffermi ancora su alcune incompiute non è un caso. «Dobbiamo mettere il focus sulla vertenza entrate, non possiamo prima che è tutto risolto e dopo ritornare indietro». Sui trasporti Soru afferma che «la Continuità territoriale 1 è ereditata da Cappellacci e non possiamo accettarla così. Mentre per la Continuità 2 è assurdo pensare che Ryanair colmi le lacune». Poi, un “consiglio” amichevole al presidente: «Francesco, ti hanno consegnato una Regione con una pillola avvelenata». Il presidente Pigliaru ammette di «essersi fatto un film diverso su questa giornata» a conferma che il rischio di rottura era tutt’altro che un’ipotesi. Lo scampato pericolo permette al governatore di ammettere anche alcune colpe: «In questi quindici mesi avremmo dovuto comunicare di più, questa giornata serve per farci uscire dall’imbarazzo». Da qui l’invito a «vederci più spesso, confrontarci senza guardarci con sospetto». Pigliaru sorvola sulla vertenza entrate (citata poco prima da Soru) e preferisce parlare di sanità perché «le otto Asl sono state un disastro», e riforma della Regione «necessaria perché abbiamo un sistema antiquato». Il presidente annuncia «l’invio di un documento in cui sono raccolte tutte le cose fatte dalla Giunta in questo anno e mezzo di governo». LA GIORNATA Al Polo culturale degli Scolopi sfilano big di partito, sindaci, consiglieri regionali, segretari e parlamentari. L’apertura a una platea così ampia ha scongiurato le forche caudine in cui si pensava che la Giunta dovesse passare, per rendere conto di quanto fatto in 15 mesi di governo. Invece, è stata scelta la formula di otto tavoli tematici che hanno affrontato i temi chiave, terreno anche di divisione. Pigliaru e Soru non prendono parte a nessuna riunione in particolare, ma marcano il territorio partecipando un po’ a tutte. Qualche frizione si è avuta al tavolo degli Enti locali perché la riforma nasconde ancora incognite per i sindaci dei piccoli Comuni. Scintille durante la discussione sulla continuità territoriale per la divergenza di vedute tra Soru e l’assessore Massimo Deiana sulla continuità territoriale. I SEGRETARI Posizioni accomodanti per la maggior parte dei leader. Mondo Perra (Psi) parla di «giornata importante» ma ricorda che «un tagliando è necessario». Efisio Arbau (La Base) affida a Pigliaru la decisione di un cambio di assessori: «Sarà lui a decidere come e quando». Giovannino Deriu (Sinistra sarda) sostiene che «non si debba avere paura di fare politica perché dobbiamo dare al programma una visione strategica». GLI ATTACCHI Arrivano a stretto giro le critiche di Forza Italia. Stefano Tunis e Ignazio Locci sostengono che «le riforme si fanno in Consiglio regionale e non a casa di Soru». L’azzurro Pietro Pittalis sentenzia: «Ogni volta che Pigliaru parla di riforme si preannuncia una stagione di spartizione di poltrone e altri posticini di sottogoverno».