L’Unione Sarda, 20.04.2015 «Con Mare nostrum la gente non moriva in mare. Serve un Mare nostrum europeo». Renato Soru lo diceva già alcuni mesi fa, e nelle ore in cui si delineano i dettagli dell’ennesima tragedia ne è ancora più convinto. L’eurodeputato del Pd ha subito preso contatti con altri colleghi, per un’iniziativa comune: «Su questo tema – avverte – l’Europa si gioca molto del suo futuro e della sua autorità morale».
La Cei ha detto che l’Europa si sta lavando le mani del problema. Condivide? «Sì, se ne sta lavando le mani. Fin qui le azioni sono state totalmente inadeguate. È un fenomeno di proporzioni bibliche, e lo affrontiamo con pochi milioni al mese». Meno di tre, si dice. «Appunto. Ci preoccupiamo solo della stabilità finanziaria, facciamo solo discorsi economicistici. Ma l’Europa nasce da profonde radici morali, e se le tradisce sarà giudicata dalla storia».
Che cosa può fare l’Ue? «La prima osservazione da fare è che con Mare nostrum la gente non moriva. Invece Frontex si limita ad aspettare nelle acque territoriali, con poche navi e qualche sorvolo. È praticamente un mero controllo di frontiera».
Quindi si deve tornare a Mare nostrum? «Quell’intervento nacque dopo la tragedia di Lampedusa, quando l’Italia disse: basta morti in mare. Ora deve dirlo l’Europa intera. Qui si fronteggiano due mondi diversi, non possiamo pensare che restino separati da un breve tratto di mare».
Non sarebbe meglio agire nei Paesi di provenienza? «Anche quello, certo. Da tempo si ipotizzano luoghi di presidio dell’Europa nelle coste africane, in cui chi scappa dalla guerra possa essere accolto e avviare la richiesta d’asilo. Sono i corridoi umanitari di cui ha parlato molto Luigi Manconi».
Servirebbe anche un intervento in Libia? «Questo è un aspetto molto delicato. Sono contro le operazioni militari, ma non sta a me dire cosa si possa fare. Vedo però che il viaggio di Renzi a Washington è servito a escludere un intervento degli Usa. Forse va fatto un lavoro di pacificazione quasi tribù per tribù». Difficile che l’Ue si impegni in imprese simili. «Ma se aiutiamo quei Paesi aiuteremo anche noi. Altrimenti sarà un danno per tutti. Altre tensioni di confine ci spaventano di più perché vediamo i carri armati, come in Ucraina, ma questi fenomeni non sono meno pericolosi».
Non crede che il ruolo della rappresentante Ue Mogherini sia poco incisivo? «No, sta lavorando molto. Cerca di consolidare una politica estera dell’Ue, che di fatto non c’è mai stata». Ma verso i migranti resta molto disinteresse nell’Ue. «C’è ed è colpevole, ma qualcosa sta cambiando. Ho letto le dichiarazioni immediate e convincenti del capogruppo del Ppe Weber, e del presidente dell’Europarlamento Schulz. Ma la velocità con cui progredisce l’attenzione dell’Europa è ancora insufficiente. Perciò stiamo chiedendo che si riunisca subito il Consiglio d’Europa e affronti questo tema».
Articolo di Giuseppe Meloni