Trasporti e infrastrutture: «Agevolazioni ai non residenti, un’assurdità da cancellare»

(L’Unione Sarda)

Nei giorni scorsi, quando il ponte del 2 giugno fece impazzire i voli per l’Isola, più di uno si lamentò di come fosse sgangherata la continuità territoriale. Antonio Attili, che la mise a punto come deputato, e Mario Floris, che la firmò da presidente della regione, rimproverarono a Renato Soru di aver rinunciato al sostegno dello Stato per i nostri trasporti. Soru, che oggi è segretario regionale del Pd, ha in mente «un modello ideale di continuità» e spiega come farla funzionare. Ma intanto replica ad Attili e Floris: «Sbagliano clamorosamente, sbagliano alla radice: non colgono l’essenza di quel che dev’essere una regione autonoma». Di sicuro oggi i voli sono insoddisfacenti. «Andiamo con ordine. La continuità territoriale aerea nacque da una legge con primo firmatario Attili, che fece l’errore di non occuparsi anche di quella marittima. A seguito di quella legge si utilizzò una norma dell’Unione Europea: per alcune zone insulari caratterizzate da un ritardo economico, si può derogare al principio della libera concorrenza e consentire aiuti di Stato per finanziare alcune rotte. Durante la presidenza Floris si fece la prima continuità e si garantì ai residenti in Sardegna un prezzo politico per i collegamenti con Roma e Milano. Poi, con la giunta di centrosinistra, facemmo una battaglia a Bruxelles per garantire ai sardi i collegamenti con Napoli, Torino, Firenze, Verona, Bologna… I nostri diritti vennero riconosciuti e alla scadenza della prima continuità potemmo fare un bando con sette-otto scali aggiuntivi. A quel punto si vide che le tratte per Roma e Milano attiravano un gran traffico ed era sufficiente darle in esclusiva a una compagnia, senza investimenti di denaro pubblico, per avere tariffe inferiori al prezzo politico. Un po’ di sostegno servì invece per le altre rotte, quelle che vengono definite continuità 2 e che non sempre sviluppano un grande traffico. Quella era ed è l’ipotesi perfetta di continuità territoriale». Lontana da quella odierna. «Nel 2007, a seguito della battaglia sulle entrate, chiedemmo allo Stato più diritti e più responsabilità: volevamo lo stesso livello di compartecipazione alle entrate delle altre regioni autonome e sull’Iva anche un po’ di più, assumendoci la responsabilità di finanziare i trasporti. E infatti ci dettero le Ferrovie della Sardegna, che costavano dieci-dodici milioni all’anno e che lo Stato avrebbe sostenuto per cinque anni, fino a che si fosse arrivati a regime, nulla per i collegamenti con Roma e Milano e non più i 30 milioni all’anno per le altre rotte. L’intesa valeva fra un miliardo e due e un miliardo e cinque, un valore indicato anche in tutte le comunicazioni formali della giunta di centrodestra: vorrei ben vedere se non era ragionevole firmarla. La domanda casomai è: quei soldi poi sono arrivati? Risposta: sì, i primi 400 milioni arrivarono subito, nel 2007, nel 2008 e nel 2009. Nel 2010 dovevano arrivare un miliardo e cento milioni ed è allora che la situazione si è bloccata. A oggi nel bilancio 2015 noi abbiamo un livello di entrate simile a quello del 2009 perché le nuove entrate dal 2010 in poi non sono state trasferite. Ma per come è andata poi la finanza pubblica, mantenere i livelli del 2009 senza quella grande riserva non sarebbe stato possibile. E ora veniamo alla situazione odierna, dovuta alla demagogia del centrodestra e al suo clamoroso errore di investire sulle tratte per Roma e Milano per garantire la tariffa bassa ai non residenti. Per farlo ha investito il doppio di quello che costava far viaggiare i sardi verso la provincia italiana. Penso che questa cosa vada cambiata immediatamente e bene farebbe la giunta a dirsi contraria e prepararsi a superare questa assurdità. Certo, qualcuno pensa che la continuità 2 la garantisca il mercato. E c’è chi invece pensa che un diritto vada tutelato con le regole. Il mercato c’è quando vuole lui e dove vuole lui, noi invece vogliamo poter viaggiare tutto l’anno e dobbiamo convincere l’Unione Europea che per il nostro ritardo nello sviluppo vogliamo tariffe aeree analoghe a quelle ferroviarie. Ora serve un passo nuovo, la continuità marittima. Noi non ce ne potemmo occupare perché fino al 2009 c’era Tirrenia. Dopo si poteva fare una gara europea come per le rotte aeree ed è su quello che lavorano i deputati sardi. Lo ha fatto Giulio Calvisi, oggi lo sta facendo Romina Mura». Si va verso una riforma con un’unica autorità portuale per la Sardegna. «È una cosa che vedo con favore, non solo e non tanto per la razionalizzazione dei costi ma perché porterà a realizzare un sistema integrato che rispetta le diverse specializzazioni, e non la competizione localistica fra porti. Avere trasporto merci su Olbia e non su Porto Torres è un evidente controsenso, con duecento Tir al giorno che viaggiano poi da Olbia a Cagliari, mentre l’autorità unica permetterebbe di attuare il piano regionale dei trasporti». Dove avrà sede? «Se ne può discutere». C’è chi pensa che darle sede a Porto Torres aiuterebbe Sassari ad inghiottire Cagliari città metropolitana. «Cagliari è la capitale della Sardegna e questo ruolo storico le va riconosciuto. Avere più responsabilità significa essere il motore di una Sardegna che cresce tutta insieme».

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