SASSARI. «La prima attuazione che della sentenza Costeja sta dando Google (e, quindi, le Autorità nazionali) dimostra come il diritto all’oblio, in particolare nella forma della deindicizzazione, non rappresenti in alcun modo un ostacolo al diritto di informazione».
Lo ha affermato il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, in un’audizione davanti alla Commissione per i diritti e i doveri relativi a Internet. La sentenza è quella con la quale la Corte di giustizia Ue ha stabilito che i cittadini europei hanno diritto di chiedere ai motori di ricerca l’eliminazione dei link che richiamano ai contenuti ’non più rilevantì che li riguardano
«Le richieste di deindicizzazione – ha reso noto Soro – sono state infatti respinte in circa il 60% dei casi (ed è interessante notare come in Italia la percentuale di rigetti delle istanze sia maggiore che altrove), secondo criteri e valutazioni tendenzialmente condivisibili, come dimostra anche il fatto che nella maggioranza dei casi il Garante, adito successivamente al rigetto, non è pervenuto a soluzioni difformi».
Per il Garante della privacy «questo dimostra – a dispetto degli allarmi, invero non sempre disinteressati, per le gravissime conseguenze che la sentenza Costeja avrebbe determinato – che l’applicazione dei principi della protezione dati ai giganti della rete è sempre possibile e doverosa nonchè, più in generale, che non vi possono essere per nessuno zone franche nel rispetto dei diritti fondamentali».